mercoledì 18 agosto 2010

Cossiga. Ricordare uno scandalo.




Alla sua morte, Cossiga va ricordato per quello che è. Una parte della nostra Italia, nel bene e nel male, fatta di una politica primitiva, occultista, spesso complottista e salottista, dove ogni evento veniva gestito come una pedina dall'alto di qualche stanza. Va ricordato come emblema di uno scenario che esiste ancora oggi e deve essere superato.
Ma quello che in questi giorni sta sfuggendo, è l'assurda dichiarazione con la quale Cossiga ha rivelato alla stampa il metodo anti-sommossa utilizzato da lui stesso contro studenti e manifestanti dall'aspetto troppo "rosso". Si tratta di un piano differente. Queste cose è certamente grave farle ed esserne coartefice, ma Cossiga non era certamente il solo. Ma andarle a raccontare ai giornali come ricetta "doc" per trattare i manifestanti, fa di questo personaggio un vero e proprio scandalo della storia democratica del nostro Paese, una storia giovane, che certamente deve essere in gran parte ancora scritta. Ma la storia della democrazia si fa sopratutto educando l'opinione pubblica; da questo punto di vista l'intervista di Cossiga rilasciata a Nazione-Giorno-Resto del Carlino il 23-10-08 è una sorta di esplosione atomica su quel poco di cultura democratica che esiste nel nostro paese e sulla debole immagine internazionale della nostra Italia.
Se fosse possibile, andrebbe privato del titolo di Presidente Emerito della Repubblica.



L'intervista:
Presidente Cossiga, pensa che minacciando l'uso della forza pubblica contro gli studenti Berlusconi abbia esagerato?

«Dipende, se ritiene d'essere il presidente del Consiglio di uno Stato forte, no, ha fatto benissimo. Ma poiché è l'Italia è uno Stato debole, e all'opposizione non c'è il granitito Pci ma l'evanescente Pd, temo che alle parole non seguiranno i fatti e che quindi Berlusconi farà quantomeno una figuraccia».

Quali fatti dovrebbero seguire?

«A questo punto, Maroni dovrebbe fare quel che feci io quand'ero ministro dell'Interno».

Ossia?

«In primo luogo, lasciare perdere gli studenti dei licei, perché pensi a cosa succederebbe se un ragazzino di dodici anni rimanesse ucciso o gravemente ferito...».

Gli universitari, invece?

«Lasciarli fare. Ritirare le forze di polizia dalle strade e dalle università, infiltrare il movimento con agenti provocatori pronti a tutto, e lasciare che per una decina di giorni i manifestanti devastino i negozi, diano fuoco alle macchine e mettano a ferro e fuoco le città».

Dopo di che?

«Dopo di che, forti del consenso popolare, il suono delle sirene delle ambulanze dovrà sovrastare quello delle auto di polizia e carabinieri».

Nel senso che...

«Nel senso che le forze dell'ordine dovrebbero massacrare i manifestanti senza pietà e mandarli tutti in ospedale. Non arrestarli, che tanto poi i magistrati li rimetterebbero subito in libertà, ma picchiarli a sangue e picchiare a sangue anche quei docenti che li fomentano».

Anche i docenti?

«Soprattutto i docenti. Non quelli anziani, certo, ma le maestre ragazzine sì. Si rende conto della gravità di quello che sta succedendo? Ci sono insegnanti che indottrinano i bambini e li portano in piazza: un atteggiamento criminale!».

E lei si rende conto di quel che direbbero in Europa dopo una cura del genere? «In Italia torna il fascismo», direbbero.

«Balle, questa è la ricetta democratica: spegnere la fiamma prima che divampi l'incendio».

Quale incendio?

«Non esagero, credo davvero che il terrorismo tornerà ad insanguinare le strade di questo Paese. E non vorrei che ci si dimenticasse che le Brigate Rosse non sono nate nelle fabbriche ma nelle università. E che gli slogan che usavano li avevano usati prima di loro il Movimento studentesco e la sinistra sindacale».

E' dunque possibile che la storia si ripeta?

«Non è possibile, è probabile. Per questo dico: non dimentichiamo che le Br nacquero perché il fuoco non fu spento per tempo».

Il Pd di Veltroni è dalla parte dei manifestanti.

«Mah, guardi, francamente io Veltroni che va in piazza col rischio di prendersi le botte non ce lo vedo. Lo vedo meglio in un club esclusivo di Chicago ad applaudire Obama...».

Non andrà in piazza con un bastone, certo, ma politicamente...

«Politicamente, sta facendo lo stesso errore che fece il Pci all'inizio della contestazione: fece da sponda al movimento illudendosi di controllarlo, ma quando, com'era logico, nel mirino finirono anche loro cambiarono radicalmente registro. La cosiddetta linea della fermezza applicata da Andreotti, da Zaccagnini e da me, era stato Berlinguer a volerla... Ma oggi c'è il Pd, un ectoplasma guidato da un ectoplasma. Ed è anche per questo che Berlusconi farebbe bene ad essere più prudente».

[Fonte: Intervista di Andrea Cangini per «Quotidiano nazionale»]


http://www.senzasoste.it/politica/i-consigli-di-cossiga-infiltrare-tra-gli-studenti-agenti-provocatori-pronti-a-tutto


http://www.19luglio1992.com/index.php?option=com_content&view=article&id=790:bisogna-ringraziare-cossiga&catid=2:editoriali&Itemid=4

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