mercoledì 31 ottobre 2012

DI PIETRO ASCOLTI TRAVAGLIO: PRIMARIE PER LE CANDIDATURE E NUOVI GARANTI



E' un momento difficile per IDV, ma la strada tracciata da Marco Travaglio, che anticipa una discussione già viva tra i giovani,  sono convinto sia quella giusta. Primarie interne subito per i candidati, spazio ai giovani e nuovo comitato di garanzia che coinvolga personaggi come De Magistris,  Li Gotti,  Pardi,  Palomba e altri. Di Pietro può farlo. ora.


IDV è un partito che ha sempre lottato contro la corruzione e il malaffare, schierandosi per i cittadini, al di là delle ideologie. Per questo, come spiega Travaglio, Di Pietro è stato passato sempre ai "raggi X", uscendone tuttavia sempre pulito e correndo sempre dai giudici. 

Sempre per questo ha guadagnato grande fiducia negli italiani e sempre per questo, purtroppo, molti lo hanno visto come "autobus elettorale" per i propri interessi personali.  E' necessario difendere il lavoro di opposizione fatto di IDV: a differenza di altri, va detto, IDV si è messa a "studiare" i problemi, con dedizione, competenza dialogando con cittadini, categorie e società civile. Un patrimonio, una bandiera, una realtà da difendere e rilanciare più che mai per il prossimo parlamento, dove si profila una nuova alleanza tra gli attuali partiti di Governo. C'è bisogno di tutti, di Grillo e di quanti sceglieranno una vera strada di cambiamento.

IDV  è capace di unire la forza della protesta alla dirompenza di una proposta competente, radicale e vincente, come è successo in varie occasioni, dal referendum sul nucleare fino al ritiro delle 24 ore per gli insegnanti negli ultimi giorni. E' così che a partire dal tema della legalità, IDV ha creato una vera alternativa, sul lavoro, sull'impresa, sulla precarietà, sulla scuola, sull'università, sui diritti civili,  sull'ambiente, con una concretezza ed una capacità di ascolto uniche nel proprio genere. 

Ciò che i giovani IDV devono aggiungere subito alla "ricetta Travaglio" è una grande assemblea giovanile aperta a tutti in cui si discuta prima di tutto la priorità dell'"l'alleanza" con il grande partito del non voto:  nel Paese quasi il 40% dei cittadini, sopratutto giovani, non si sente rappresentato, complici la diseducazione alla politica del ventennio berlusconiano, la crisi, la sfiducia e un'informazione parziale e distorta. Come comunicare contenuti e proposte? come infondere fiducia? come smontare indifferenza e rassegnazione? Per i giovani è questa la partita più importante.

IDV ha, infine maturato da tempo la necessità di voltare pagina, crescere e diventare un grande partito innovativo, democratico e strutturato. Sara' fondamentale, quindi, iniziare a costruire un percorso concreto di riforma interna, che parta dallo status dei circoli fino ad arrivare alla gestione delle risorse. 

Lavorare quindi per un grande congresso dopo le elezioni, che definisca anche una nuova identità culturale all'interno della sinistra post-ideologica del terzo millennio, ma ancor prima combattere per serrare i ranghi in vista di aprile e difendere il meglio di IDV dagli attacchi interni ed esterni. 




venerdì 26 ottobre 2012

giovedì 25 ottobre 2012

Cari Clini e Rossi, andate a studiare Galileo

Non si può insultare una testimonianza universale di libertà della scienza dal dogmatismo religioso e politico come quella del padre della fisica moderna Galileo Galilei. Il ministro Clini e purtroppo anche il presidente Enrico Rossi, che peggio ancora chiama in cauda pure Giordano Bruno, paragonano la sentenza contro la commissione Grandi Rischi a quella che condanno' il grande scienziato italiano 400 anni fa, perchè il fatto che la terra girasse intorno al sole si scontrava all'epoca con i dogmi clericali e con il potere politico. Per non parlare del filosofo di Nola, al quale la contrarietà al modello tolemaico costò il rogo a Campo dei Fiori nell'anno 1600.
 L'assurdità sta nel fatto che, almeno fino all'appello, qui si tratta invece di un chiaro e meschino atto di asservimento e subalternità della scienza, che si piega alla politica corrotta e incapace di affrontare le proprie responsabilità, un atto che si concretizza nell'imperativo di "tranquillizzare" gli aquilani. Le telefonte di Bertolaso sono ormai agli onori della cronaca. A prescindere dalla sentenza,  l'idea che ci si può fare sul fatto politico è molto chiara.

No alla nuova legge bavaglio!

In Senato, stanno riprovando a votare per l'ennesima volta una legge che uccide la libertà di informazione e di pensiero, imponendo a chiunque scriva in rete di rispondere per legge ad eventuali richieste di rettifica entro 48 ore, pena 25000 euro di multa. Si tratta di un colpo mortale a quella preziosa agorà virtuale che è la rete, che ad oggi è uno dei canali principali sui quali corrono la cultura e l'informazione. La stragrande maggioranza dei blogger sarebbe costretta a chiudere e l'Italia piomberebbe in un'atmosfera vicina a quella dei peggiori regimi dei nostri tempi, dall'Iran alla Korea.

martedì 23 ottobre 2012

AI FASCISTI BISOGNA DIRE NO. CON LE PAROLE E CON I FATTI

I blitz neofascisti di oggi e di ieri hanno dell'inquietante. Governo e istituzioni devono subito attivarsi, perchè non è concepibile che di fronte alle scuole della repubblica si urli "viva il duce", nè che continuino ad esistere movimenti che si definiscono "fascismo del terzo millennio".

Questi ragazzi sono trascinati e manipolati da menti abili, che sfruttano il totale disorientamento delle giovani generazione nell'attuale panorama politico. A questi fenomeni bisogna rispondere con l'indignazione e la condanna del momento, ma anche con un profonda riflessione, perchè il disagio da cui prende forza questo movimento è profondamente reale, ed è frutto di una politica che da troppi anni non riesce a scegliere, non riesce a dare risposte, nè in un senso nè nell'altro, mentre si aggravano problemi atavici come la corruzione e la disoccupazione.

 Una delle cose più inquietanti, inoltre, è che la maggior parte di questi ragazzi non sanno, non si rendono conto di cosa vanno ad urlare in giro. Da troppo tempo stiamo assistendo ad uno smantellamento della formazione nelle Scuole e di ogni aspetto che riguarda le attività culturali e formative. Il Governo deve rispondere non solo dell'operato delle forze dell'ordine, ma anche di quello che ha fatto per sostenere la scuola e la cultura in Italia, cioè poco o nulla, o di quello che sta facendo per combattere la disoccupazione giovanile, forse ancora meno. Purtroppo, credere fermamente nella Repubblica nata dalla resistenza e dall'antifascismo non basta. Bisogna anche difenderla, tutti i giorni, con i fatti e il coraggio di scelte radicali.

LAVORO. GIOVANI IDV, DA FORNERO LA VERSIONE RAFFINATA DI BRUNETTA

Roma, 22 ott - "L'uscita del Ministro Fornero ci sembra la versione più raffinata della famosa battuta di Brunetta, che invitava i giovani ad andare a scaricare le cassette della frutta al mercato". Lo afferma in una nota Rosario Coco, responsabile cultura e istruzione dei giovani dell'Italia dei Valori. "Che oggi i giovani non debbano fare gli schizzinosi è una cosa ovvia, semplicemente perchè non possono permetterselo. Detta, però, da chi ha la responsabilità di tutto questo, la frase diventa una sorta di delirio. Che dire dei giovani preparati e laureati che hanno la strada sbarrata da clientele, privilegi e concorsi truccati? E cos'ha fatto il Governo per far ripartire l'economia, detassare il lavoro, scoraggiare i contratti precari e creare occupazione e innovazione?".

sabato 20 ottobre 2012

MEDIO ORIENTE, GIOVANI IDV: INACCETTABILE INTERVENTO ISRAELIANO


Roma, 20 ott. - (Adnkronos) - "Non possiamo accettare l'intervento dellaflotta israeliana" sulla Freedom flotilla. Lo dichiara in una nota Rosario Coco, responsabile cultura e istruzione dei Giovani dell'Italia dei Valori.  
"La missione della Flotilla e' un atto umantario e di aiuto verso un popoloche soffre, un atto che promuove i valori della solidarieta' e della cooperazione internazionale. Ostacolando queste missioni -conclude la nota- non si fa altro che soffiare sul fuoco della violenza e del terrorismo".

venerdì 19 ottobre 2012

CRESCITA, DA DOVE RIPARTIRE?

Da dove si riparte per la crescita? oggi ho discusso in rete sulle posizioni di Zingales e ho riproposto questo video. Se dovessi scegliere un manager in una grande azienda lo vedrei molto bene. E' uno che individua bene i problemi del tessuto produttivo italiano, come la mancanza di concorrenza reale, di regole, di meritocrazia. A parte la diagnosi, sulle politiche economiche, tuttavia, le sue tesi hanno dei limiti evidenti. Ad esempio in questo dibattito sostiene che per la crescita è necessario aumentare la flessibilità. Brancaccio gli risponde che la crescita è sopratutto un problema di domanda e di spesa, ovvero di disoccupazione. Nessuno dei due mi rappresenta in toto, ma la cosa migliore è capire le ragioni di entrambi, ragioni che riguardano secondo me due piani diversi, rispettivamente la diagnosi e la "cura".

LEGGI ANCHE "NO AL LIBERISMO SI ALLE IDEE NUOVE: PERCHE' NON CONDIVIDERE ZINGALES"


 

giovedì 18 ottobre 2012

GIOVANI E VECCHI: IL LIFTING DEL PD















Ed eccoci qui tutti a celebrare il grande successo di Matteo Renzi. Aver fatto  fuori Veltroni e D’Alema.. Ammesso e concesso che si possa parlare di un merito,  qual è? Quello di aver costretto il PD ad un’operazione di lifting, magari mettendo in soffitta il grigio dei famosi manifesti di Bersani? Ci sono una schiera di infiniti piccoli D’Alema e Veltroni pronti ad entrare al posto dei due sacri totem abbattuti dal prode Renzi. Giovani inesperti e anche più manovrabili.  

Ma forse il primo è proprio lui,  sgargiante, sportivo, alla mano, diciamo anche un po’ fighetto, ma sempre ex-margherita, figlio di un democristiano e finanziato dalla vecchia confindustria.  Salvo conversioni sulla via di Damasco (non perveute), un po’ deludente per un Paese che per prima cosa ha bisogno di rompere tutta la marea di inciuci e compromessi che bloccano la concorrenza vera e impediscono di affrontare i veri problemi dell’economia, altro che articolo 18. Decisamente poco per un Paese che ha bisogno di smettere di farsi prendere in giro dai Marchionne di turno, ad esempio, che prendono i soldi e vanno via, o che ha bisogno di finirla con il cemento.

mercoledì 17 ottobre 2012

GIOVEDI 18 IN PIAZZA PER RESTITUIRE LA RAI AI CITTADINI

 (ITALPRESS) - "L'informazione controllata dai partiti e da una televisione qualitativamente imbarazzante ha letteralmente stordito e narcotizzato le nuove generazioni. La 'notte bianca della liberta' d'informazione', promossa per domani sera da MoveOn Italia, a partire dalle 18 a piazza Farnese, fa parte di una grande stagione di mobilitazione per la riforma della Rai e del servizio pubblico che ha unito la societa' civile, la politica e molte tra le piu' autorevoli firme del giornalismo e dello spettacolo italiano". Lo afferma in una nota Rosario Coco, responsabile Cultura dei giovani dell'Italia dei Valori. "Alcuni esempi internazionali, come la BBC, dimostrano che esiste un servizio pubblico indipendente e trasparente.

martedì 16 ottobre 2012

GIOVANI IDV: 12 OTTOBRE IN PIAZZA PER UN'ALTRA SCUOLA E UN ALTRO PAESE

(11 Ottobre 2012) Saremo nelle piazze di tutta Italia il 12 ottobre, insieme agli studenti, perchè stiamo combattendo da sempre per un'altra Scuola e per un'altra politica. C'è una distanza abissale tra quello che ci chiede l'europa in materia di istruzione e ciò che  viene fatto in Italia. Non esiste solo l'europa dei mercati e dell'austerity, ma anche quella dei diritti e delle persone.   Tocca proprio a noi difenderla,  a partire dalla nostra Italia, dove ormai a troppi ragazzi viene nettamente sbarrata la strada delle pari opportunità e del futuro. 

Siamo penultimi per investimenti nell'istruzione nei Paesi OCSE, i costi di libri di testo e spesso i contributi chiesti dai presidi sono fuori dalla decenza, abbiamo la maggior parte delle classi che supera i 25 alunni, una mancanza di laboratori e attività ormai strutturale, insegnanti precari e frustrati che cambiano ogni anno, edifici fatiscenti, che solo nel 24% dei casi hanno un certificato di agibilità e nel 59% dei casi si trovano in aree sismiche.

Bene Vendola su Renzi ma non basta: necessario andare sino in fondo oltre le ideologie.

(7 ottobre 2012) Oggi Vendola ha colto un'elemento centrale. Renzi è vecchio, da rottamare egli stesso,vicino ad una cultura liberista che ha provocato la crisi. E' necessario, tuttavia, superare tutte le ideologie, dire no al liberismo così come affermare che in Italia non esiste libera concorrenza nell'economia reale. Al di là dell'appoggio a questo o quel candidato, una scelta difficile mancando programma e coalizione, è necessario un vero e proprio salto culturale nell'ambito del progressismo italiano e credo che i giovani IDV abbiano le carte in regola per compierlo insieme ad altri compagni di viaggio.

Per cultura liberista si intende una cultura che pone la libertà economica in cima ad ogni valore nell'economia reale e nell'economia finanziaria, una libertà che tende a a prescindere dalle regole necessarie per la giustizia sociale, la salvaguardia dell'ambiente e i diritti delle generazioni future.

Come modello economico in sè, il lberismo è pressochè inesistente nella realtà,specialmente in Italia, vista la mancanza di concorrenza e il clientelismo corporativo che domina il nostro tessuto produttivo. E' un modello, tuttavia, che rappresenta concretamente una direzione politica, verso la quale sono ispirate scelte di politica internazionale e nazionale, dalla Troika all'Unione Europea, sino al governo Monti. Non c'è bisogno di essere anticapitalsisti per dire che si tratta di un modello che, nella sostanza, sta garantendo una struttura oligarchica dell'economia e del potere a tutti i livelli, che in fin dei conti contrasta coi i principi di libertà al quale esso stesso è ispirato. Una contraddizione, questa, che costituisce il vero problema di tutte le ideologie con cui ci confrontiamo.

No al liberismo, si alle idee nuove: perchè non condividere Zingales

2 ottobre 2012  - L'intervista di sabato scorso all'economista padovano Zingales ha effettivamente aperto un dibattito. Fin quando un italiano, emigrato all'estero per assenza di prospettive nella ricerca,  viene a dirci dalla prestigiosa cattedra di Chicago che in Italia non si valorizza il merito, non ci sono regole e manca la concorrenza, gli si può solo dire che ha pienamente ragione.

I temi e i problemi vanno però distinti. Le questioni che riguarda la cattiva amministrazione degli istituti bancari e la crisi del tessuto imprenditoriale italiano sono sotto gli occhi di tutti. Abbiamo un sistema di concorrenza al ribasso dove le regole vengono continuamente violate e chi è davvero onesto rischia di non reggere la concorrenza. Poi ci troviamo ad affrontare il sistema corrotto con cui vengono gestiti gli appalti pubblici,  con cui vengono progressivamente privatizzate le società partecipate, una serie di cattive prassi che nulla hanno a che vedere con la liberalizzazione di un determinato servizio. Infine, arriviamo al groviglio di conflitto di interessi che governa i consigli di amministrazione di banche, imprese e società miste.


Ciò su cui possiamo essere d’accordo con Zingales,nonostante si tratti di alcuni dei mali principali della nostra Italia,  si fermano tuttavia qui.
Zingales parla di un’oligarchia del capitalismo, che ne avrebbe corrotto lo spirito e andrebbe quindi “rottamata”,  e teorizza un “capitalismo per il popolo” sostenendo che “il libero mercato, quello vero, è l’antidoto più efficace contro l’ingiustizia sociale”.
Per prima cosa, va chiarito che non si può parlare di fine delle ideologie a senso unico: così come si può ritenere superato il  comunismo e  tutta la galassia di pensiero che si rifà all’anticapitalismo, è necessario parlare allo stesso modo di tramonto del capitalismo e di tutte le forme di neoliberismo, quell’ideologia economica che in filosofia politica deriva dal liberalismo classico di Locke e Smith e che ha ispirato la teoria di Milton Friedman e la prassi politica del duo Reagan-Thatcher. I modelli sociali rappresentati dall’ ideologia pura e i loro esempi storici hanno chiaramente mostrato dei limiti. I limiti di una società senza libertà, come l’unione sovietica, così come i limiti di una società fondata sulle disuguaglianze globali e in mano al mercato del debito, ovvero il prodotto della cultura neoliberista.

Azione Universitaria Bari più vecchia di politici e cardinali

Premesso che la libertà di insegnamento e di pensiero sono uno dei capisaldi della nostra costituzione, non è più possib ile che le questioni LGBT vengano bollate come travianti manifesti politici "di sinistra". I rappresentanti di Azione Universitaria sono intervenuti contro un testo obbligatorio per il corso di sociologia del diritto sulle tematiche LGBT con prefazione di Nichi Vendola, quasi si dovessero scagliare contro un qualche feticcio "stalinista". Non possiamo più tollerare che queste "capre" rappresentino gli studenti. I diritti LGBT, le coppie di fatto, il matrimonio, le adozioni, provengono infatti da principi liberali che fortunatamente sono divenuti patrimonio anche della cultura progressista, quei principi della moderna destra europea che i loro partiti di riferimento dovrebbero rappresentare.

Concorso truffa e numero chiuso: riparte l’autunno caldo della conoscenza!

(settembre 2012)
Con un'apertura dell’anno scolastico da bollettino di guerra, la grande manifestazione dei precari della scuola prevista per sabato prossimo 22 settembre contro il concorso truffa e la manifestazione annunciata per il prossimo 28 settembre contro i test di ingresso universitari a numero chiuso, possiamo dire che questo autunno si sta rivelando anche più caldo del previsto. Dopo un anno di governo dei tecnici, nulla è cambiato nella scuola italiana: anche questo settembre si riapre senza nessuna soluzione nuova e con problemi aggravati. La proporzione tra docenti e studenti è sempre più squilibrata, con classi sovraffollate e una qualità formativa sempre più bassa. E su questo i dati del nuovo rapporto OCSE ci vedono in fondo alla classifica per spese nell’istruzione, 31 su 32 Paesi. Il concorso annunciato da profumo si profila come una gran beffa ai danni di più di 150.000 docenti precari che da anni attendo nelle graduatorie ad esaurimento. Un concorso che non apre per nulla ai giovani, essendo riservato solo agli abilitati, e rimescola le docenti già ampiamente titolati, qualificati e soprattutto strutturalmente indispensabili per la didattica. Le graduatorie ad esaurimento costituirebbero uno strumento completo di selezione per le pur misere 12.000 cattedre di ruolo messe a bando dal Governo. Invece il ministro sceglie di inventarsi un ulteriore concorso, ignorando anni di punteggio e precariato, spendendo inutilmente 120-150 milioni di euro e puntando sull’ormai inefficace effetto mediatico della parola concorso. IDV ha già presentato due interrogazioni parlamentari, sul concorso e sull'apertura dell'anno scolastico. E' necessario tutte le battaglie per l'istruzione pubblica e il diritto allo studio: i giovani IDV seguiranno da Vasto la manifestazione di sabato e si schiereranno come sempre e nei prossimi mesi con i precari della Scuola, emblema del disinteresse e della miopia degli ultimi governi nei confronti dell'Istruzione e delle pari opportunità.

Tasse universitarie, la vera storia del colpo di mano del Governo.

(LUGLIO 2012)
La questione spending review-tasse universitarie merita un riepilogo efficace, in quanto il Governo con un COLPO DI MANO ha cambiato all'ultimo minuto una parola prendendo tutti di sorpresa e reintroducendo nell'inconsapevolezza generale l'abbattimento del limite del 20%. Si tratta in generale di una serie di norme volte al lasciare agli atenei come ultima spiaggia di sopravvivenza l'aumento delle tasse agli studenti, modificandone i limiti previsti dalla legge

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1° Versione) Nell'iter del decreto al senato, si è partiti dalla proposta di una modifica effettiva delle modalità di calcolo del limite del 20% della contribuzione studentesca rispetto al FFO. In sostanza se il mio Ateneo riceve 300 milioni di FFO la somma delle tasse di tutti gli studenti non può superare i 60 milioni. Mettiamo che l'Ateneo abbia circa 80.000 studenti, la media delle tasse si aggira intorno ai 750€ (senza considerare le fasce di reddito). La modifica della legge prevede che ai fini del raggiungimento dei 60 milioni non si calcolano i fuori corso e i gli studenti stranieri, escludento in tal modo le tasse di circa il 40% degli studenti. Quindi, prima di raggiungere questi 60 milioni, devo calcolare le tasse solamente di circa 45.000 studenti, che potrò naturalmente aumentare fino al 60% prima di raggiungere i 60 milioni, nel nostro caso, da 750 a 1200€. Naturalmente, tenendoli al di fuori del calcolo della soglia del 20%, si potranno aumentare a dismisura le tasse per fuori corso e stranieri


2° Versione) L'emendamento che viene approvato in commissione bilancio il 30 luglio, sostituisce il precedente comma 42, lascia intatto il calcolo del limite, ma prevede che da esso vengano scorporati solo gli eventuali aumenti dei FUORI CORSO, che questa volta vengono precisamente normati per fasce di reddito. il 25% di aumenti per i redditi sotto i 90.000%, il 50% per quelli sotto i 150.000, il 100% per quelli sopra i 150.000. Le eventuali tutele per i lavoratori vengono demandate a successivo decreto e non vengono chiarite a livello nazionale.


3° Versione) Il giorno dopo, 31 luglio, nel maxiemendamento presentato dal governo viene cambiata una sola parola, per cui invece degli "incrementi" vengono esclusi gli interi "importi" delle tasse degli studenti fuori corso. Cioè si ritorna surrettiziamente ad una formula quasi uguale alla prima proposta, che scorpora dal calcolo del limite l'intera somma delle tasse degli studenti fuori corso. (non più degli stranieri) e in più si mantiene la regolamentazione dell'aumento per i fuori corso. A conferma del fatto che si prevede un aumento spropositato nel prossimo e nei seguenti anni accademici, e che si punta ad utilizzare questo strumento per ridurre il finanziamento pubblico, si introduce anche la tutela per i redditi bassi, il blocco degli aumenti nei prossimi tra anni per gli studenti al di sotto 40.000€.

 I giornali hanno detto sull'ultimo passaggio che ci potranno essere genericamente aumenti per tutti oltre che per i fuori corso e che è stata inserita la tutela per i redditi bassi, ma NESSUNO ha spiegato che è stato di fatto ABBATTUTO NUOVAMENTE IL LIMITE e che, come nella prima versione, LE TASSE POTRANNO AUMENTARE PER TUTTI CIRCA DEL 60%, determinando in proporzione anche un ulteriore aumento per i fuori corso. Questo è un colpo mortale per il diritto allo studio in Italia, nel Paese dove le tasse sono GIA' tra le più alte d'Europa e i servizi per gli studenti sono tra i più bassi rispetto alla media OCSE. Se qualcuno ha deciso di trasformare l'Università in un istituto di classe, solo per i più ricchi, noi ci OPPORREMO in tutte le forme e in tutti i modi, a partire dai prossimi ODG alla camera fino alle barricate nelle piazze, se sarà necessario.

RomaPride 2012, anche quest'anno sul carro!

Giugno 2012) A distanza di un anno da Europride 2011 IDV sfilerà nuovamente con il proprio carro, questa volta per il Romapride 2012 previsto per il prossimo sabato 23 giugno. In un mese che ha visto l'Italia intera manifestare con orgoglio la propria voglia di libertà e cambiamento, i Giovani IDV sono stati presenti al Pride nazionale di Bologna e saranno presenti anche a Napoli, Palermo e nelle altre città che ospiteranno il Pride. Essere sul carro significa per noi testimoniare la nostra voglia di diritti e di uguaglianza sociale, senza se e senza ma, testimoniare il fatto che non esistono coppie e amori di sere A e B, come si evince purtroppo dal documento del PD sui diritti civili, e come ha ben spiegato Antonio Di Pietro esprimendosi da sempre per l'uguaglianza sostanziale dei diritti e schierandosi dalla parte del presidente Obama sull'apertura del matrimonio civile a tutte le coppie. Il nostro sarà un messaggio chiaro, per la liberazione e la laicità di questo Paese. Contro una politica medievale che ignora la prevenzione e riesce a far censurare la parola “preservativo” dalla RAI, noi saremo lì con un'abbondate distribuzione di preservativi dal carro, conto un parlamento che non riesce a discutere uno stralcio di legge contro l'omofobia nemmeno a fronte delle ultime aggressioni, noi saremo lì a ribadire come sempre la necessità di estendere con semplicità la legge mancino anche alle discriminazioni per orientamento sessuale e identità di genere. Una grande manifestazione, dunque, per i diritti, per l'uguaglianza e per liberare finalmente la grande energia di questo Paese, ancora incapace di valorizzare la ricchezza e la diversità di ciascun individuo.

DIRITTO ALLO STUDIO: 15.000 FIRME DA TUTTA ITALIA, I GIOVANI IDV BOCCIANO IL GOVERNO. IL 2 APRILE INCONTRO IDV

(Marzo 2012) Si è conclusa sabato scorso la campagna “No alle bombe sul diritto allo studio”, 15.000 firme raccolte in tutta Italia dai giovani IDV, 100 punti di raccolta realizzati, grazie ai tantissimi ragazzi impegnati nei varie regioni che hanno organizzato eventi pubblici sul territorio, hanno informato e hanno raccolto adesioni di giovani, adulti, anziani, dimostrando che le pari opportunità e il diritto allo studio sono un principio e una risorsa di tutti. Si tratta di un messaggio forte e chiaro a questo governo: l’accesso all’istruzione è un bene comune e deve essere finanziato come priorità per lo sviluppo del nostro Paese attraverso la riduzione delle spese militari. Lunedì prossimo 2 Aprile al convegno sulla Cultura “Facciamo lavorare la testa”, organizzato da IDV con lo stesso ministro, l'argomento sarà certamente sul tavolo . Successivamente, consegneremo inoltre le firme chiedendo che tutto il Governo si attivi per risolvere realmente un problema di risorse e di priorità che sta divenendo insostenibile e reperisca i 600 milioni di euro necessari annualmente per le borse di studio attraverso una riprogrammazione delle spese militari. La nostra richiesta giunge, inoltre, in un momento in cui l'attuale maggioranza politica si è letteralmente spaccata in commissione di fronte agli ultimi due decreti attuativi della Riforma Gelmini, con il PD che la scorsa settimana ha votato il parere contrario presentato proprio da IDV. Si tratta del decreto 436, recante disposizioni proprio in materia di diritto allo studio, e il decreto 437, che riguarda le politiche di bilancio e di reclutamento degli atenei. Con solo due voti di scarto è passato il parere presentato dal centrodestra, ma il risultato politico è senz'altro da sottolineare, ed è indicativo di come il grande fermento e la ferma consapevolezza che attraversa il mondo di Università e Ricerca possa e debba trovare delle risposte politiche realmente alternative rispetto al precedente Governo. Nonostante abbiamo più volte dimostrato di ritenere il diritto allo studio un punto nevralgico della nostra azione politica, la necessità del parere contrario presentato poi in commissione da Pierfelice Zazzera è nata dal fatto che questo decreto non fa altro che proseguire la scia Gelmini-Tremonti, aggravando una situazione già insostenibile. Come abbiamo denunciato più volte, attraverso atti parlamentari e interpellanze, e attraverso questa raccolta firme, la questione degli idonei non beneficiari ha raggiunto una fase al di fuori di qualsiasi orizzonte europeo e di stato di diritto. Ci troviamo di fronte ad un idoneo su quattro senza borsa di studio, un contributo statale che precipiterà vorticosamente dagli attuali 100 milioni ai soli 13 stanziati per il 2013 e ad una conseguente discrepanza territoriale che mette a nudo e mortifica le già gravi disuguaglianza del nostro territorio. A fronte di tutto questo, di migliaia di ragazzi che si vedono negato un diritto e sono nei fatti oggetto di discriminazione di classe, di fronte ai ritardi e ai blocchi che anche i “beneficiari” iniziano a subire, il decreto in questione prova a risolvere la questione spinosa dei LEP, livelli essenziali di prestazione, ma cade nei punti nodali che riguardano la logica di finanziamento e l'aumento delle tasse. Attualmente l'onere finanziario del diritto allo studio è sempre più a carico delle regioni, costrette a coprire l'insufficiente dotazione statale. L'art 18 del decreto rivede la legge 549/1995 che definiva l'importo delle tasse regionali tra i 62 e i 130 euro, portandolo al livello minimo di 120 euro e dividendolo in fasce in base all'ISEE. Solo a Cosenza, in Piemonte e in Liguria, l'importo è attualmente di poco superiore ai 120 ed è invece più basso altrove. (approfondisci) La strategia è quindi ancora più chiara: se non basta il fondo statale, si possono alzare le tasse agli studenti, facendo in modo di scaricare il “lavoro sporco” sulle regioni, senza considerare minimamente le ultime sentenze del TAR come quella nei confronti dell'Università di Pavia, che ha dato ragione agli studenti circa il ricorso per lo sforamento del limite del 20% alla contribuzione studentesca. A conferma di questo quadro vi è anche l'articolo 7 del decreto, forse il più indicativo, nel vincolare il diritto allo studio a non meglio precisati “limiti delle risorse disponibili”: “La concessione delle borse di studio è assicurata a tutti gli studenti aventi i requisiti di eleggibilità […], nei limiti delle risorse disponibili nello stato di previsione del ministero a legislazione vigente (art. 7, comma 1) Contro questo decreto si è pronunciata anche la conferenza delle regioni, che ha ravvisato il contrasto con la normativa attualmente in vigore relativa al federalismo fiscale. In sostanza, definire i LEP e poi sostenere che vengono garantiti nei limiti delle risorse disponibili entra in contrasto con la normativa vigente in materia di federalismo fiscale, d.lsg n. 68/2011, secondo la quale dal 2013 (art. 15) i servizi che prevedono LEP devono essere garantiti in modo da soddisfare pienamente i livelli minimi di prestazione, attraverso l'adeguamento delle entrate tributarie regionali. La preoccupazione delle Regioni è quella di ritrovarsi a gestire una propria competenza, il diritto allo studio, senza le risorse necessarie per farlo, come sta già accadendo durante quest'anno accademico; da qui il riferimento alle legge sul federalismo fiscale, che sembra offrire delle garanzie in termini di autonomia tributaria, ma rischia di deresponsabilizzare fortemente l'amministrazione centrale e produrre nuovi incrementi della pressione fiscale. In realtà, la soluzione per garantire effettivamente i LEP in materia di diritto allo studio, passa attraverso l'istituzione di un piano nazionale per il diritto allo studio che prescinda dalla normativa sul federalismo fiscale. Tale piano dovrà includere le risorse per l'esenzione dalle tasse per gli idonei, da contabilizzare all'interno dell'FFO, l'erogazione di un fondo integrativo per le borse di studio e il contributo delle regioni nella manutenzione e nell'organizzazione dei servizi strutturali per tutti gli studenti. In breve, per garantire le competenze delle regioni previste dal Titolo V della Costituzione, è necessario garantire le risorse adeguate. Un ragionamento analogo può essere fatto per quanto riguarda l'atto 437, in materia di bilancio e reclutamento, l'altro atto oggetto di parere contrario. Un provvedimento che rischia di essere letteralmente “la ghigliottina dell'Università pubblica” come ha dichiarato buona parte della comunità scientifica italiana. A fronte di una situazione in cui incidono i pesanti vincoli di bilancio della legge Gelmini del 2009, per cui la maggior parte degli Atenei è riuscita a rinnovare l'organico solo per il 41%, vengono inseriti nuovi meccanismi che vincolano ancor di più la possibilità di assumere legandola a complessi parametri di bilancio. Chi ha scritto questo decreto, insomma, sembra aver dimenticato ci ritroviamo ad essere tra i Paesi con il più alto rapporto studenti/docenti (19,5 studenti per docente contro il 15,8 della media OCSE), un dato che smentisce nettamente il luogo comune che nel nostro Paese ci siano troppi docenti. In rapporto al numero di studenti, su 29 nazioni considerate ci collochiamo al ventiseiesimo posto, davanti solamente a Cile, Turchia e Slovenia che hanno meno docenti di noi. Di fronte a tutto questo, il nuovo decreto costringerà la maggior parte degli Atenei, specialmente quelli del sud, a poter sostituire solo il 10% del corpo decente. Se a tutto questo aggiungiamo negli ultimi tre giorni l'eliminazione nel decreto semplificazioni della procedura di “peer review”, il processo di valutazione tra pari diffuso in tutto il mondo che consente ai giovani ricercatori di non dipendere dai baroni, l'ormai prossima espulsione di più di 20.000 precari dall'Università denunciata dai dottorandi, l'ingiustificabile accelerazione sul ddl Aprea che non fa altro che privatizzare la scuola pubblica, ci troviamo di fronte ad uno scenario che si rende a dir poco disastroso. Il risultato in commissione e l'ampio sostegno incassato dal parere contrario presentato da IDV, dimostrano tuttavia che l'attuale maggioranza politica non può arrogarsi il diritto di portare avanti a testa bassa certe riforme inutili e dannose per il Paese. Si tratta di un segnale forte, che mostra come sia necessario ascoltare, rielaborare e far tesoro della voce che si leva da associazioni e movimenti, proprio come Italia dei Valori ha sempre fatto e continuerà a fare specialmente lunedì prossimo con quest'iniziativa dedicata alla cultura e alla società della conoscenza. E' infatti possibile, oltre che necessario, costruire da subito una valida alternativa alle politiche universitarie targate Gelmini-Tremonti, coinvolgendo quelle forze politiche, civili e associative che hanno dimostrato di non essere rassegnate ad assistere inermi allo sfacelo dell'Università e della Ricerca pubblica.

Decalogo della precarietà: punto di partenza concreto

(Gennaio 2012)E' apparso ieri su "Repubblica" il decalogo della precarietà, i dieci punti essenziali del comitato 9 aprile per eliminare la condizione precaria dei lavoratori. Un programma al quale abbiamo partecipato anche noi Giovani IDV, sostenendo l'assemblea dello scorso 19-20 novembre "liberiamoci della precarietà". Siamo convinti che l'attuale dibattito sul lavoro abbia assunto un profilo talmente astratto da non rendere possibile capire in che modo si intenda affrontare la condizione dei lavoratori. Tutto questo in uno scenarioin cui, la disoccupazione giovanile tocca il 31% secondo gli ultimi dati ISTAT. Se consideriamo inoltre che più dell'80% delle imprese italiane hanno meno di 15 dipendendi e non rientrano quindi nel dibattito sull'articolo 18, è ancora più lampante quanto sia necessario spostare il baricentro del discorso. E' ormai chiaro che la precarizzazione selvaggia attuata in Italia, che dal 95' al 2007 ha tagliato le tutele di oltre 10 volte in più rispetto ai paesi europei, abbia prodotto pessimi risultati anche dal punto di vista dell'economia e delle imprese. Nello stesso periodo le esportazioni del made in Italy sono scese di oltre il 20%, e le nostre aziende hanno perso gran parte della capacità di competere nei settori dell'alta tecnologia e dell'innovazione. La precarizzazione ha infatti determinato una perdita generale di capacità di investimento in formazione e di progettazione a lungo termine ed ha costituito un potente disincentivo per i lavoratori stessi a specializzarsi e ad impegnarsi più dello stretto necessario. Se, quindi, un pilastro per il rilancio dell'economia dovrà essere certamente una nuova politica industriale in grado di sostenere realmente l'imprenditoria giovane, liberare le energie presenti nei territori, puntare sui settori strategici e tracciare un profilo anche di "cosa" produrre, un altro dovrà essere la garanzia delle condizioni del lavoratore e l'abbandono della strategia miope dell'abbattimento dei costi attraverso la precarizzazione. Una politica di questo genere dovrà certamente fuggire dalla logica del compromesso al ribasso, perchè non è abbassando le tutele a chi già ne gode, che risolveremo i problemi dell'economia, per i motivi già espressi. A tal proposito, il decalogo della precarietà è certamente un valido e concreto punto di partenza che è necessario considerare con serietà.

UNIVERSITA', IDV: TAGLIARE SPESE MILITARI PER GARANTIRE BORSE STUDIO

(Marzo 2012)- (9Colonne) Roma, 28 feb - "L'occupazione di ieri della sede Laziodisu da parte degli studenti, a causa delle borse di studio sospese o bloccate, è stato l'ennesimo episodio di protesta per una situazione insostenibile che coinvolge ormai più di 40 mila studenti in tutta Italia". Lo dice Rosario Coco, responsabile Cultura e Università per i Giovani dell'Italia dei valori. "Non siamo di fronte a numeri - prosegue - ma a ragazzi che non potranno pagare l'affitto già dai prossimi giorni e dovranno quindi interrompere gli studi. Un film ormai visto troppe volte, frutto di una strategia nazionale sbagliata che noi stiamo combattendo da attraverso una proposta concreta, portata avanti nelle piazze e in Parlamento: la riduzione delle spese militari, per far si che sia lo Stato, direttamente, a garantire la copertura delle borse di studio, consentendo alle regioni di occuparsi delle infrastrutture e dei servizi per tutti gli studenti. Attualmente, invece, tre quarti delle borse erogate sono a carico delle regioni, costrette ad aumentare le tasse per il diritto allo studio e a tagliare i servizi". "Per tutte queste ragioni - conclude Coco - questa settimana si concluderà la raccolta firme 'No alle bombe sul diritto allo studio', per un nuovo piano di finanziamenti che possa trovare i 600 milioni necessari, riducendo il budget degli armamenti". (PO / Red)

Ricerca. Rivedere piano finanziamenti. Penalizza meriti

(Febbraio 2012)“Oggi l'Italia dei Valori ha chiesto conto e ragione in Parlamento al ministro Profumo con un’interpellanza sul recente bando PRIN, il piano di finanziamenti alla ricerca, che è stato strutturato in modo da penalizzare fortemente il merito e la qualità della ricerca”. Lo affermano in una nota il deputato dell’Italia dei Valori, Pierfelice Zazzera, e Rosario Coco, responsabile Scuola e Università dei Giovani dell’IdV. "A differenza degli altri anni, il bando è articolato attraverso una preselezione locale dei progetti che passa attraverso il potere discrezionale dei rettore e rende impossibile una comparazione nazionale dei progetti sulla base delle aree scientifiche. Successivamente, sono previsti dei requisiti numerici che nulla hanno a che vedere con la qualità e il merito dei progetti. Requisiti che, come hanno denunciato eminenti personalità della comunità scientifica come Margherita Hack, non avrebbero permesso il finanziamento di diversi premi Nobel degli ultimi anni. Il compito fondamentale dello Stato è quello di sostenere la ricerca di base, tenendo conto della valutazione nel merito ex post, al fine di valorizzare le eccellenze territoriali e produrre un generale miglioramento del sistema. E' inoltre indispensabile rivedere il volume degli investimenti che ci vede tra gli ultimi in Europa, per essere in grado di rilanciare un'economia fondata sui giovani e sull'innovazione".

Nella Napoli dei beni comuni che rispetta il patto di stabilità.

(Gennaio 2012) Napoli rispetta il patto di stabilità. Come? azzeramento delle consulenze e lotta agli sprechi, eliminazione delle partecipate inutili e rilancio di quelle fondamentali, acqua, rifiuti e trasporti, che rappresentano i beni comuni attorno ai quali ruota il progetto Napoli. Inefficienza del pubblico? in realtà le corse sono in aumento, i biglietti hanno lo stesso prezzo e i rifiuti sono in diminuzione. Napoli diviene in tal modo un modello che chiarisce una volta per tutte che le liberalizzazioni devono essere una battaglia contro le corporazioni degli ordini professionali all'insegna del merito, della trasparenza e dell'innovazione, non un assalto malcelato al patrimonio pubblico. Un'amministrazione in grado di garantire simili infrastrutture, inoltre, prepara un terreno fertile per lo sviluppo di una sana iniziativa privata, le condizioni per una tutela della concorrenza e del libero mercato. La città partenopea innova anche sul campo della partecipazione, con l'istituzione delle assemblee di consultazione popolare, che, nel rispetto dei partiti, sperimentano un nuovo sistema di comunicazione tra i cittadini e l'amministrazione pubblica. In questo senso, il forum dei beni comuni promosso da De Magistris a Napoli per il prossimo 28 gennaio, si propone come un laboratorio politico-pratico all'avanguardia in Italia e in Europa nell'ambito dell'amministrazione pubblica.

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