domenica 21 novembre 2010

Università, ecco dove andiamo: il Politecnico di Milano chiede fondi ad ex laureati e ricercatori precari.


Tra i piccoli grandi indizi circa la direzione che la nostra Italia sta prendendo, c'è una lettera inviata all'Ing. M. M., di cui tralasciamo il nome, firmata dal Rettore del Politecnico di Milano. Si chiede una donazione di almeno 100€ per il finanziamento delle borse di studio, nell'ambito della “Campagna permanente di raccolta fondi a favore della Scuola di Dottorato del Politecnico di Milano”. Si tratta di una campagna rivolta agli ex laureati, sull'esempio di un neo- ingegnere che avrebbe preso l'iniziativa. La realtà particolare è descritta nuda e cruda: “Nel 2009, solo il 50% dei giovani idonei a frequentare la Scuola di Dottorato ha avuto accesso a una borsa di studio: dei 186 candidati a cui non è stato possibile finanziare il progetto di ricerca, 115 non hanno potuto iscriversi per mancanza di mezzi. Molti di essi hanno dovuto cercare un dottorato finanziato all'estero”. Si prosegue spiegando, nemmeno tanto tra le righe, che il destino del Politecnico e della sua tradizione è appeso praticamente a donazioni e contributi. E' a questo che siamo arrivati, tuttavia non troviamo nessun cenno alla realtà generale, ovvero il fatto che ormai il nostro Paese ha smesso di investire nell'innovazione e nella ricerca, in tutti i settori, perchè si tratta evidentemente di qualcosa che non è tra le priorità di chi ci governa, e forse va anche in contrasto con determinati interessi particolari. Dulcis in fundo, mercoledì 17 novembre, sul Fatto Quotidiano, appare un articolo che ha per protagonista la ricercatrice Marta Petroboni. Nonostante attenda ancora il pagamento di 800€ per l'anno di didattica svolto e appartenga a quella classe di ricercatori sfruttati che trainano l'insegnamento universitario in Italia senza potersi progettare un futuro, ha ricevuto anche lei medesima lettera, in cui le si chiede la donazione. In allegato c'è il bollettino postale, con una breve descrizione della situazione, in si cui spiega che effettuare una donazione è “risposta più efficace per contrastare la fuga dei nostri giovani più brillanti verso centri di ricerca esteri e fornire maggiori opportunità di crescita a tutto il Paese”. Una situazione che ha del grottesco, del surreale, del vergognoso. Sembra che si punti ormai ad una competizione tra infinite fasce di poveri nella quale si perda di vista il vero problema. La migliore risposta alla “fuga dei cervelli”, non sta assolutamente nell'elemosinare 100€ agli ex laureati e a coloro che possibilmente sono in condizioni altrettanto precarie. La domanda che sorge spontanea, oggi, è “quanti rettori abbiamo sentito scagliarsi con forza contro le dissennate scelte del governo, per cui la formazione dev'essere di pochi, elitaria e privata, costi quel che costi, e contro il denaro investito in grandi opere, spese militari e scuole private?” Quanti rettori sono balzati in aria, anche solo per il principio, di fronte alla nota di Tremonti del 2 novembre, che garantiva 250 milioni di € “ad hoc” per le paritarie? E' questo che si dovrebbe fare prima di avviare questo genere di campagne. Avessimo letto magari nella lettera qualcosa del tipo “nonostante la protesta”, nonostante una “strenua opposizione”, “per colpa di certe scelte siamo costretti a”. Sarebbe stato diverso. Nel modo in cui viene presentata, invece, sembra quasi che questa situazione sia una calamità naturale, quando è invece frutto di qualcosa di anche “troppo umano”, per dirla con Nietzsche. Il miglior modo per confondere le responsabilità.

http://www.ilfattoquotidiano.it/2010/11/15/strane-storie-il-politecnico-...

Rosario Coco

venerdì 19 novembre 2010

Evoluzionismo 2010...

Sintesi dell'intervento di Telmo Pievani il 27 maggio 2010 a Reggio Emilia, nell'ambito del ciclo di conferenze "Elogio della laicità e del pensiero critico"

martedì 2 novembre 2010

LA SFIDA DI OBAMA E LE ANOMALIE DELLA DEMOCRAZIA


Mentre noi nella nostra piccola italietta siamo costretti a giochicchiare tra il bunga bunga e il parlamento in vacanza, oggi 02-11-2010, dall'altra parte del mondo si gioca una partita fondamentale, dove il Presidente forse più innovatore e progressista degli Stati Uniti si trova a fronteggiare nelle elezioni del Midterm l'avanzare del Tea Party, il movimento neoconservatore di estrema destra che sta culturalmente e materialmente fagocitando i repubblicani e che fa appello ai peggiori istinti razziali e nazionalistici a base di fondamentalismo-cristiano.

In Italia abbiamo certamente delle "destre" che stanno più o meno assumendo questo atteggiamento, ma dobbiamo sempre guardarci intorno, perchè ci sono fenomeni inquietanti nel mondo anche in quelle democrazie che sembrano funzionare meglio della nostra. Crisi e paura, sono i due cavalli cavalcati dai repubblicani. Tuttavia il loro partito sta subendo un decadimento morale che per certi versi e con le dovute proporzioni si avvicina al nostro PDL. Obama paga in parte alcune errori del suo partito, la crisi strutturale degli Stati Uniti, i pantani di guerra ereditati da Bush e la difficoltà di adempiere a tutte le proprie promesse in soli due anni. Certo, se confrontiamo i due anni di Obama con quelli di Berlusconi, non c'è partita. La riforma sanitaria inserita in quel contesto e in quella mentalità, vale tre rivoluzioni. L'equivalente in Italia come impatto culturale sarebbe forse l'introduzione dell'ICI e delle altre imposte per la Chiesa.

Quello che dobbiamo comprendere è che, se in Italia abbiamo avuto una delle peggiori derive democratiche della Storia mondiale, i "semi" delle anomalie della democrazia sono molto più profondi di un Berlusconi, ma anche della stessa cricca che lo sostiene e del comitato di interessi di stampo criminal-mafioso alle spalle, che gli ha permesso di impossessarsi dell'informazione. Il virus latente della democrazia è culturale. La società occidentale deve rendersi conto è necessaria una nuova campagna di sensibilizzazione etica, che sia in grado di fare da contro-altare a questo fondamentalismo-cattolico-cristiano che in Europa come in America sta facendo nascere gruppi razziali e reazionari. E' necessario che certe autorità religiose come la stessa Chiesa Cattolica cambino completamente registro. Se vediamo le posizioni del Tea Party sui temi etici, praticamente sono quelle di Ratzinger. Ma una nuova etica pubblica dovrà avere dei veri pilastri laici, dovrà fondarsi sulle costituzioni scritte in occidente sin dal 1789 e su un approfondimento di esse che colga tutto quello che possono insegnarci le tradizioni degli altri continenti, che chieda aiuto, perchè no, anche a quella filosofia non troppo accademica che a volte riesce a parlare anche ai più (solo due esempi, Levinas-Foucault). Dovrà realmente porre in atto tutto il potenziale di democrazia che internet e la rete possono offrire, cercando di cogliere il meglio da quei fermenti di avanguardia come il partito "pirata" europeo, linee di pensiero come il movimento "ZeitGeist" e tanti altri, che hanno sicuramente le loro ragioni.

Su questo punto, e forse sorprenderò qualcuno, credo che l'Italia abbia una marcia in più. Nonostante la devastazione incredibile che sta subendo, sul piano dei contenuti, il nostro sistema di Istruzione è sempre stato superiore a quello americano e a molti tra quelli europei e mondiali. E' sempre stato eccessivamente teorico, è vero, e i problemi degli ultimi anni riguardano certamente l'immobilismo, l'aggiornamento dei programmi, l'organizzazione, i finanziamenti, il mondo del lavoro. Pensiamo tuttavia a quanto era apprezzata, prima della riforma Gelmini. la nostra Scuola elementare e pensiamo a quanti ricercatori, studiosi e tecnici abbiamo portato in tutto il mondo. Forse ancora siamo in tempo, a condizione di una svolta anche dolorosa, per recuperare una tradizione culturale di formazione che per i suoi contenuti straordinari può a mio avviso dire moltissimo in questo dibattito sui fondamenti dell'Etica pubblica. Basta vedere i programmi (ormai però spesso sulla carta) di Storia, Letteratura, Filosofia che esistono nei nostri Licei. E' difficile trovarli in America come nel resto dell'occidente. E' un modello da recuperare e in gran parte da esportare.

Dobbiamo sbrigarci a chiudere questa fase nera della repubblica, perchè sta distruggendo ogni riflessione politica e ci sta impedendo di seguire gli sviluppi della modernità, della scienza, della tecnologia, del dibattito etico mondiale. Ci sta portando indietro in tutti gli aspetti del progresso. Dobbiamo essere mentalmente già liberi da questa gabbia ed assumere la dignità di farci ascoltare da tutto il mondo per quello che siamo, non mafia, pizza, spaghetti e bunga bunga, ma il Paese con più memoria e saggezza del mondo. Altrimenti, il nostro potenziale rischia di non avere i mezzi per esprimersi e di scomparire definitivamente dalla storia della cultura.

lunedì 1 novembre 2010

E' DAVVERO IMPOSSIBILE DIALOGARE CON I BERLUSCONES?

Leggendo un commento ad un articolo sul "Bunga Bunga" di Leonardo Tondelli, blogger dell'Unità, mi sono chiesto se veramente è possibile far ragionare certa gente.

http://leonardo.blog.unita.it//La_bufala_del_bunga_bunga_1696.shtml

Il commento è della serie "non ne vale proprio la pena tanto sono capre e/o invasati e c'è molto altro da fare" . Però ho pensato che forse è necessario ricominciare a porsi il problema di parlare con queste persone, pena l'autoreferenzialità, anche spiegando l'ABC, non perchè siamo maestrini, ma perchè leggiamo la Costituzione. Spesso infatti è una questione di indifferenza e impreparazione di base sulla politica, unita ad una sorta di "cotta" mentale per il "capo". Inoltre credo che il futuro sarà anche di quelli che riusciranno a parlare a quell'altra parte "smarrita" dopo la caduta del capo carismatico. Ho voluto quindi condividere la mia risposta a questo utente.

ECCO IL COMMENTO DI TALE "SLY"
"se saltassero fuori foto compromettenti di niki vendola con un tutù e tacchi a spillo con un compagnetto brasiliano si parlerebbe di scandalo o cisi appellerebbe al diritto di privacy ? probabilmente la seconda.
La sinistra da tempo non fa politica, non propone idee in cui credere ma fa solo moralismo bigotto ed i famosi 2 pesi 2 misure."

ECCO LA RISPOSTA CHE HO PROVATO A DARE (non ancora pubblicato)

Caro SLY,

bell'esperimento mentale, proviamo a ragionarci. Allora, se l'ipotetico compagno brasiliano di Vendola in tutù fosse finito in arresto e Vendola avesse telefonato in Questura per farlo rilasciare, la cosa assumerebbe la stessa importanza. O, ancora, se il compagno brasiliano fosse uno dei prossimi candidati di SEL in parlamento o da qualche altra parte (caso D'Addario e non solo), idem. Inoltre, se i tanti amici brasiliani di Vendola entrassero serenamente senza alcun controllo nelle residenze ufficiali, anche lì, stessa cosa.
Ultima cosa, se Vendola avesse fatto propaganda spudorata sfruttando il proprio privato e la propria (falsa) vita familiare (vedi l'opuscolo del 2001), anche in quel caso sarebbe da condannare.

Purtroppo, tutte le volte che sono venute a galla certe vicende sul caro Silvio, non c'è stata una sola volta che non si siano mischiate indissolubilmente con affari pubblici. Possiamo farci rappresentare in Europa, in parlamento e nelle regioni dalle amiche/escor di Silvio? Possiamo rischiare crisi diplomatiche con altri Stati per un abuso d'ufficio così lampante? Senza contare che l'uso che Berlusconi ha fatto del suo privato, gli impone una coerenza politica che non può più porsi certi limiti di privacy.

Per finire il nostro esperimento mentale, dunque, il nostro Vendola, beccato in tutù e tacchi a spillo con il brasiliano, sarebbe solamente un politico in forte imbarazzo, ma, salvo non ne avesse combinata una delle precedenti e non ci avesse messo in mezzo auto blu, cocaina e simili, potrebbe tranquillamente dire "sono fatti miei", specie per il fatto che ha fin'ora parlato della sua vita privata con grande riservatezza e senza farne propaganda."

Che ne pensate?

giovedì 21 ottobre 2010

VESPA DETECTIVE E UN PAESE CHE VA A ROTOLI


Il rispetto e la pietà umana per un dramma umano e familiare di proporzioni indefinibili come il caso Sarah Scazzi sono qualcosa che ognuno di noi in questi giorni probabilmente avrà provato.
Un'altra sensazione che tuttavia non ho potuto fare a meno di reprimere è stato lo sdegno per l'uso mediatico a mio avviso cinico e meschino che è stato fatto della vicenda, come del resto spesso accade in questi casi. La realtà dei fatti è che da almeno 4-5 giorni la prima notizia sul sito del Corriere della Sera riguarda proprio quello che ormai è un tormentone, quando invece la settimana contempla eventi che, senza nulla togliere alle peculiarità della tragedia Scazzi, potrebbero avere conseguenze molto pesanti sul prossimo futuro della politica italiana. Sono due piani ben distinti. L'uno che riguarda una vicenda di tragica e dolorosa intensità, ma che rimane nell'ambito della sfera privata delle persone che ne sono coinvolte e sulla quale è legittimata a sentenziare solamente la magistratura. L'altro, invece, riguarda quelle vicende che non contemplano forse omicidi e tragedie (per ora solo manganellate) ma hanno tuttavia, se ci fosse bisogno di dirlo, un impatto enorme sulla vita pubblica e sulla collettività. Partiamo dalla schifosa repressione armata degli abitanti di Terzigno che lottano contro la nuova discarica da aprire sotto le loro case. Il termine schifosa mi sembra l'unico appropriato visto che un mese fa Berlusconi dichiarava che non ci fosse bisogno di nuove discariche e ha passato mesi a vantarsi di aver eliminato la monnezza. Sotto il tappeto.
Poi abbiamo il nuovo lodo Alfano costituzionale con il sorprendente assenso di FLI, insieme al pacchetto sulla giustizia che Berlusconi si appresta a varare. Inoltre abbiamo anche la vicenda scandalosa delle proprietà di Berlusconi ad Antigua. E non si tratta di una casetta come quella di Montecarlo. Segue la disarmante censura a Report, al duo Saviano-Fazio, e adesso la denuncia di Berlusconi stesso a Report. C'è anche un PD sgangherato in crisi di identità dopo la manifestazione della FIOM.
Insomma, con un po' di malizia, sembrerebbe che discutere all'infinito del caso Scazzi faccia un po' comodo a tutti. Una manna dal cielo. Sicuramente è quello che hanno pensato per Porta a Porta, quando hanno dotato Vespa di plastico e macchinine, in modo da metterlo a giocare al detective come un bambino in diretta su Rai1. Peccato che giocava con un dramma che meriterebbe solo il silenzio, e sopratutto giocava, come sempre ma in maniera sempre più squallida, con quel che resta della dignità dell'informazione pubblica.

venerdì 8 ottobre 2010

NO ALLA GELMINI, SI AL NOSTRO FUTURO


Studenti, universitari, precari di tutta Italia sono scesi in piazza oggi per dire no a Mariastella Gelmini e alla riforma che questo governo sta operando.
“Da fastidio che la Scuola non sia più di proprietà della sinistra”, avrebbe risposto il ministro.
Questo dimostra quale idea di istruzione abbiano questi soggetti; l'idea stessa di una competizione in termini di proprietà è disarmante e ben si sposa con il recente episodio di Adro, la scuola “marchiata” Lega. Privata, strumentale, diseducativa, inconcludente per i più, elitaria, per pochi, funzionale al regime. Questa è l'idea che hanno, a dispetto della miriade di precari della conoscenza che perdono il posto e al conseguente danno incalcolabile costituito da tutti quei giovanissimi che attualmente non stanno ricevendo un'istruzione degna di questo nome.
Il ddl 1905, che sta per compiere il suo iter parlamentare, è figlio di un progetto molto preciso, che parte dalla 133/08, ma che affonda le sue radici in un atteggiamento delle classi governative che va avanti da diversi anni.
Un elemento fondamentale è che da troppo tempo, e mai come ora, l'istruzione non è più considerata un investimento, bensì una mera e scomoda voce di spesa. Un secondo aspetto è la completa dequalificazione della Scuola e dell'Università pubblica come luoghi istituzionali di formazione civile del cittadino. Se una certa sinistra ha rinunciato ad affrontare i problemi strutturali del sistema universitario, l'attuale destra prosegue il lavoro iniziato da Letizia Moratti e punta ad un sostanziale depotenziamento del sistema. Le questioni economiche sono solo un aspetto del problema, perchè questo governo ci ha fatto capire di avere sempre i soldi per quelle spese che interessano i soliti noti, come nel caso della protezione civile, dei grandi eventi, delle grandi opere, delle centrali nucleari, delle spese militari. Che il sistema universitario abbia bisogno di riforme è senz'altro condivisibile, tuttavia i tagli previsti nel 2008, il modello di fondazione proposto nell'articolo 16 della 133 e l'attuale riforma in discussione, che affida sostanzialmente ai CDA composti dai privati il controllo degli Atenei, vanno in una direzione diametralmente opposta a quanto la Gelmini decanta in termini di meritocrazia e a quanto possa essere degno di un Paese democratico.
La Cultura è il tesoro dell'Italia, questo è un dato che non può essere messo in discussione. In europa e nel mondo una delle risposta alla crisi si sta concretizzando in investimenti concreti nella conoscenza e nella ricerca. La nostra situazione, invece, a dispetto del nostro “tesoro”, vede mamme costrette a portare la carta igienica a Scuola, banchi acquistati con gli sponsor, ricercatori universitari fatti fuori dopo sei anni perchè praticamente in “esubero”, tagli indiscriminati e menti eccellenti in continua fuga. Inoltre, cosa ancora più grave, assistiamo ad un invariato e perpetrato sostegno agli istituti privati, in prevalenza di carattere confessionale. Si tratta di un fenomeno che mostra un preoccupante scenario socio-culturale e che rivela probabilmente le ragioni più profonde di certe scelte politiche, uno scenario in cui la formazione viene lentamente consegnata nel suo complesso in mano a forze reazionarie e conservatrici che minacciano oramai sempre più da vicini i caratteri più elementari di laicità e di democraticità costituzionale della nostra Repubblica.
Una immediata inversione di rotta può aversi solamente con l'attuazione concreta dell'articolo 33 della Costituzione, secondo il quale “Enti e privati hanno il diritto di istituire scuole ed istituti di educazione, senza oneri per lo Stato”. Da questo discende un rinnovato impegno per lo Stato a rivedere le proprie priorità di investimento. E' inoltre indispensabile una revisione strutturale del sistema universitario, che rifiuti il modello proposto dall'articolo 16 della 133, che ribadisca la priorità del Senato Accademico sugli altri organi e delle scelte didattiche su quelle amministrative, che istituisca un sistema meritocratico nazionale per il reclutamento della classe docente, che sia capace di istituire un vero e proprio welfare per gli studenti universitari attraverso le risorse derivate dalla lotta all'evasione fiscale e dal taglio delle spese inutili.

Rosario Coco

Responsabile Nazionale Scuola e Università Giovani Italia dei Valori

domenica 12 settembre 2010

SCUOLA DEI VALORI - Corso di formazione politico-culturale

Da www.giovanidivalore.it

Il dipartimento Cultura e il coordinamento Giovani, in collaborazione con i gruppi consiliari di Camera e Senato, hanno il piacere di presentarvi un progetto nazionale di formazione politica e culturale pensato e ideato per i giovani, frutto dell'esperienza e dell'impegno civile che Italia dei Valori ha maturato in questi anni, il risultato di una ferrea opposizione alle nefandezze della seconda repubblica così come di una instancabile attività di riflessione per costruire un'alternativa. L'obiettivo di questo corso è riportare al centro del dibattito politico i contenuti, la memoria storica e la sensibilità verso il futuro, in un momento in cui l'opinione pubblica è ormai frastornata da una guerra di vuoti slogan e le parole chiave della politica perdono il loro significato.

La Scuola si svolgerà il 7, 8, 9 e 10 ottobre 2010, e sarà aperta a 200 giovani dai 18 ai 35 anni, i quali saranno selezionati sulla base del curriculum e della lettera di motivazione. La selezione verrà effettuata dalla direzione del corso tenuta dai prof. Nicola Tranfaglia e Sandro Trento. Il corso si terrà presso il complesso alberghiero Astoria di Chianciano Terme.

Il corso sarà gratuito. L’organizzazione assicurerà a proprie spese vitto e alloggio per l'intera durata del corso. Saranno previsti anche momenti ricreativi serali. I partecipanti dovranno provvedere esclusivamente alle spese di viaggio. La frequenza sarà obbligatoria per il conseguimento dell'attestato, il quale sarà rilasciato alla fine del corso. Parteciperanno, tra i relatori, il Prof. Nicola Tranfaglia, il Prof. Sandro Trento, l'on. Leoluca Orlando, l'on Antonio Di Pietro, il Sen. Belisario, l'on Donadi, il Prof. GiglioBianco, il Sen. Pardi, l'on Brutti, l'on Rinaldi, l'on. Maurizio Zipponi, l'on Antonio Borghesi.

Il programma dettagliato sarà disponibile tra pochi giorni e consultabile sul sito www.giovanidivalore.it.

Per presentare domanda di iscrizione sarà necessario compilare il modulo online, disponibile cliccando qui. Nel modulo saranno richieste le proprie generalità e la presentazione della lettera di motivazione, nella quale illustrare le ragioni che spingono l’interessato/a a frequentare il corso.

La documentazione dovrà pervenire entro e non oltre il 27/09/2010 compreso. I file potranno essere caricati in formato doc. e pdf.

La graduatoria degli ammessi e le notizie e relative al corso saranno pubblicate entro il 02-10-2010 sui siti:

www.italiadeivalori.it
www.giovanidivalore.it
Per ulteriori informazioni scrivete ai seguenti indirizzi di posta:

Dipartimento Cultura: cultura@italiadeivalori.it
Dipartimento Giovani: formazione@giovanidivalore.it

Rudi Russo - Coord. naz. Giovani IDV
Rosario Coco - Resp. Scuola e Università Giovani IDV

venerdì 27 agosto 2010

Il Partito Democratico si liberi dei cattolici non democratici

Nell'intervista a Fioroni sul Corriere, l'ex Margherita afferma:

«Vedo ancora il rischio che il Pd diventi un contenitore della sinistra progressista, rinunciando a rappresentare moderati e cattolici e affidando questo compito ad alleati futuri, come l'Udc di Casini».

«Il Pd esiste finché ci sono dentro i moderati e i cattolici, elemento fondante del partito. Lavoriamo piuttosto per accogliere moderati e cattolici che lasceranno la destra, stretti fra il martello di Bossi e l'incudine di Fini».


Tutti si chiedono cattolici si cattolici no, ma nessuno si domanda cattolici come. Fino a prova contraria i cattolici del PD sono attualmente responsabili di una serie di sconfitte disastrose. Affossamento legge sull'omofobia, mancata legge sulle coppie di fatto, assenza di posizioni specifiche su testamento biologico ed eutanasia, senza contare il fatto che in qualche intercettazione ogni tanto vengono fuori anche loro.
Se rappresentare i cattolici significa essere una sorta di pattuglia filovaticana nel PD, così come hanno dimostrato sin'ora, costoro devono innanzitutto comprendere che il mondo cattolico non è più come credono. Purtroppo, l'obiettivo di una certa politica, non è quello di rappresentare i cattolici in senso lato, ma di difendere una serie di interessi di nicchia legati in modo inscindibile ad una cultura fondamental-cattolica più o meno velata, che trova la sua forza in una parte della popolazione ancora legata ai vecchi canali di informazione, principalmente presente nei piccoli comuni, e colpevolmente affogata in una grassa ignoranza.
La maggior parte dei paesi europei ha mostrato come i cattolici, al di là delle posizioni specifiche, possono comportarsi in modo responsabile; primo su tutti l'esempio della Germania, dove, con un partito cattolico al governo, esiste una legge sul testamento biologico ed una tutela per le coppie di fatto. Il fatto è semplice: più denso e profondo è il potere temporale del Vaticano, più è necessario difenderlo con una cultura semplice, intoccabile, intrisa di storia montata ad arte e fondata su slogan facilmente spendibili. Insomma, l'età contemporanea e il progresso hanno sicuramente un lato positivo, il fatto che certe mostruosità storiche vengano allo scoperto: come il 25% di immobili non soggetti al fisco a Roma. In Italia, avendo le contraddizioni più eclatanti di tutta la storia cattolica, c'è anche bisogno di un'ignoranza altrettanto eclatante per coprirle. Una dimostrazione è stata la campagna oscurantista dei vescovi sul caso Englaro, che ha letteralmente stravolto la realtà dei fatti. Ed ecco allora tutte le varie compagini "sicario" che opera nel "sottobosco" della fede, CL, Opus Dei e così via.
Tuttavia, il mondo cattolico, oggi, non è solamente quello che vorrebbe rappresentare Fioroni. Si tratta si una categoria sociale estremamente vaga e stratificata, in cui prevale un elemento su tutti: la disinformazione. Esiste sicuramente una vasta area del mondo cattolico pronta a comprendere culturalmente certi cambiamenti e a volgersi in una direzione completamente diversa da quella tracciata da Ratzinger. Ma il rinnovamento sembra attualmente molto lontano dal palcoscenico di San Pietro.
Se rappresentare i cattolici significa riuscire nell'impresa di muoversi lungo la strada della laicità e di una politica seriamente riformista e sopratutto priva di veti, ben vengano Fioroni e gli altri.

Se invece si vuol rimanere una sorta di mini alternativa papista all'UDC all'interno del PD, per farlo rimanere una sorta di "mega discount" della politica dove si trova tutto e niente, allora sono convinto che il Partito Democratico farebbe bene ad individuare delle serie linee programmatiche su quegli argomenti che fin'ora lo hanno dilaniato e ad escludere quei cattolici che non si allineano, dovesse costare la fuga dell'intera ex margherita. L'Italia ha bisogno di un grande partito riformista, laico e con idee chiare, un partito che inizi seriamente a richiamarsi alle grandi esperienze della sinistra italiana, come Berlinguer, e a condannare le tristezze storiche come Craxi. Con questi presupposti non è certamente possibile realizzarlo. La laicità è alla base del rispetto reciproco di tradizioni, culture e valori diversi. Un fondamento di democrazia. In poche parole, possiamo dire che un cattolico che ostacola la crescita della cultura laica di un partito per garantire un 7-8%, non è per definizione democratico, per cui è il primo ad autoescludersi dal PD, Partito Democratico, per l'appunto. Si tratterebbe inoltre di una ventata di chiarezza, qualcosa che in politica è ormai un bene raro, e chissà se forse non si risveglierebbe una parte di quell'esercito di astenuti, che nessuno ormai sembra più considerare.

Rosario Coco

http://www.corriere.it/politica/10_agosto_27/il-leader-ci-serve-garibaldi_9592dd9e-b1a5-11df-a044-00144f02aabe.shtml

mercoledì 18 agosto 2010

Cossiga. Ricordare uno scandalo.




Alla sua morte, Cossiga va ricordato per quello che è. Una parte della nostra Italia, nel bene e nel male, fatta di una politica primitiva, occultista, spesso complottista e salottista, dove ogni evento veniva gestito come una pedina dall'alto di qualche stanza. Va ricordato come emblema di uno scenario che esiste ancora oggi e deve essere superato.
Ma quello che in questi giorni sta sfuggendo, è l'assurda dichiarazione con la quale Cossiga ha rivelato alla stampa il metodo anti-sommossa utilizzato da lui stesso contro studenti e manifestanti dall'aspetto troppo "rosso". Si tratta di un piano differente. Queste cose è certamente grave farle ed esserne coartefice, ma Cossiga non era certamente il solo. Ma andarle a raccontare ai giornali come ricetta "doc" per trattare i manifestanti, fa di questo personaggio un vero e proprio scandalo della storia democratica del nostro Paese, una storia giovane, che certamente deve essere in gran parte ancora scritta. Ma la storia della democrazia si fa sopratutto educando l'opinione pubblica; da questo punto di vista l'intervista di Cossiga rilasciata a Nazione-Giorno-Resto del Carlino il 23-10-08 è una sorta di esplosione atomica su quel poco di cultura democratica che esiste nel nostro paese e sulla debole immagine internazionale della nostra Italia.
Se fosse possibile, andrebbe privato del titolo di Presidente Emerito della Repubblica.



L'intervista:
Presidente Cossiga, pensa che minacciando l'uso della forza pubblica contro gli studenti Berlusconi abbia esagerato?

«Dipende, se ritiene d'essere il presidente del Consiglio di uno Stato forte, no, ha fatto benissimo. Ma poiché è l'Italia è uno Stato debole, e all'opposizione non c'è il granitito Pci ma l'evanescente Pd, temo che alle parole non seguiranno i fatti e che quindi Berlusconi farà quantomeno una figuraccia».

Quali fatti dovrebbero seguire?

«A questo punto, Maroni dovrebbe fare quel che feci io quand'ero ministro dell'Interno».

Ossia?

«In primo luogo, lasciare perdere gli studenti dei licei, perché pensi a cosa succederebbe se un ragazzino di dodici anni rimanesse ucciso o gravemente ferito...».

Gli universitari, invece?

«Lasciarli fare. Ritirare le forze di polizia dalle strade e dalle università, infiltrare il movimento con agenti provocatori pronti a tutto, e lasciare che per una decina di giorni i manifestanti devastino i negozi, diano fuoco alle macchine e mettano a ferro e fuoco le città».

Dopo di che?

«Dopo di che, forti del consenso popolare, il suono delle sirene delle ambulanze dovrà sovrastare quello delle auto di polizia e carabinieri».

Nel senso che...

«Nel senso che le forze dell'ordine dovrebbero massacrare i manifestanti senza pietà e mandarli tutti in ospedale. Non arrestarli, che tanto poi i magistrati li rimetterebbero subito in libertà, ma picchiarli a sangue e picchiare a sangue anche quei docenti che li fomentano».

Anche i docenti?

«Soprattutto i docenti. Non quelli anziani, certo, ma le maestre ragazzine sì. Si rende conto della gravità di quello che sta succedendo? Ci sono insegnanti che indottrinano i bambini e li portano in piazza: un atteggiamento criminale!».

E lei si rende conto di quel che direbbero in Europa dopo una cura del genere? «In Italia torna il fascismo», direbbero.

«Balle, questa è la ricetta democratica: spegnere la fiamma prima che divampi l'incendio».

Quale incendio?

«Non esagero, credo davvero che il terrorismo tornerà ad insanguinare le strade di questo Paese. E non vorrei che ci si dimenticasse che le Brigate Rosse non sono nate nelle fabbriche ma nelle università. E che gli slogan che usavano li avevano usati prima di loro il Movimento studentesco e la sinistra sindacale».

E' dunque possibile che la storia si ripeta?

«Non è possibile, è probabile. Per questo dico: non dimentichiamo che le Br nacquero perché il fuoco non fu spento per tempo».

Il Pd di Veltroni è dalla parte dei manifestanti.

«Mah, guardi, francamente io Veltroni che va in piazza col rischio di prendersi le botte non ce lo vedo. Lo vedo meglio in un club esclusivo di Chicago ad applaudire Obama...».

Non andrà in piazza con un bastone, certo, ma politicamente...

«Politicamente, sta facendo lo stesso errore che fece il Pci all'inizio della contestazione: fece da sponda al movimento illudendosi di controllarlo, ma quando, com'era logico, nel mirino finirono anche loro cambiarono radicalmente registro. La cosiddetta linea della fermezza applicata da Andreotti, da Zaccagnini e da me, era stato Berlinguer a volerla... Ma oggi c'è il Pd, un ectoplasma guidato da un ectoplasma. Ed è anche per questo che Berlusconi farebbe bene ad essere più prudente».

[Fonte: Intervista di Andrea Cangini per «Quotidiano nazionale»]


http://www.senzasoste.it/politica/i-consigli-di-cossiga-infiltrare-tra-gli-studenti-agenti-provocatori-pronti-a-tutto


http://www.19luglio1992.com/index.php?option=com_content&view=article&id=790:bisogna-ringraziare-cossiga&catid=2:editoriali&Itemid=4

martedì 6 luglio 2010

I dati della maturità scomparsi; una profonda crepa nella retorica della Gelmin


Cfr. "ilfattoquotidiano.it":

http://www.ilfattoquotidiano.it/2010/07/06/il-bavaglio-sulla-maturita-il-minsitro-gelmini-oscura-oscura-i-dati-scolastici-sulla-maturita/36803/

Ci sono regioni, come la Lombardia, dove ancora non si conoscono i dati della maturità del 2009. A partire dal suo insediamento, la Gelmini ha fatto un uso del tutto personale di dati e numeri, dispensandoli con il contagocce e nei modi più opportuni, tant'è vero che non si riesce a comprendere su quali campioni siano basate certe statistiche, ad esempio quelle sulle bocciature e le ammissioni, per sbandierare la scuola più "severa". Questo perchè avremmo bisogno di un Ministro con la "M" maiuscola, non di una maestrina isterica.
Dove sono finiti l'efficienza e il merito? evidentemente è meglio tacere visto che questi dati consentono di confrontare l'esito dei candidati negli istituti statali con quello dei parificati, ovvero con quelle strutture che i tagli li vedono dal piedistallo.
Come si spiega bene nell'articolo "tener nascosti questi dati significa evitare il controllo sui diplomifici. Perché anche quest’anno il fenomeno di chi cerca un diploma a pagamento non è certo svanito".
Se questa è la Scuola del merito, sinceramente preferiamo non meritarla.
La possibilità di "acquistare" un diploma, unita allo smantellamento della Scuola Pubblica, è di fatto l'anticamera di una società classista e oscurantista, perchè viene meno il luogo naturale dove si forma la coscienza civile e perchè sappiamo chiaramente che le organizzazioni che gestiscono gran parte delle scuole private sono le stesse che impediscono lo sviluppo di un cultura laica e aperta al diverso. Ora come ora è in atto, in altre parole, un vero e proprio assalto per assicurarsi l'egemonia culturale anche attraverso la conquista del primato forse più importante, quello nell'educazione pubblica. Sono convinto che i Giovani IDV, insieme alle altre forze democratiche del Paese, abbiano le capacità di respingere questo gravissimo attacco, proponendo delle alternative concrete per risolvere i problemi dell'Istruzione, senza lasciare spazio a riforme che ci riportano a scenari medioevali

lunedì 28 giugno 2010

Tra il dire e il fare...Il complesso di superiorità del pastorale.


Un'indagine contro la pedofilia porta alla confessione di un individuo a capo di un'importante gruppo culturale. Dopo di essa si presentano a cascata numerose rivelazioni, che costringono tante altre persone a confessare. Le autorità sono decise a far chiarezza, per deontologia professionale e per il fatto che ci sono di mezzo abusi commessi ripetutamente e in modo diffuso su dei bambini. Così iniziano una serie di perquisizioni e di interrogatori senza sconti, esattamente come si fa con i criminali. Chiunque, persino il Papa, in Italia si esprimerebbe per la ferma condanna dei fatti e per l'assoluto sostegno alle forze dell'ordine.

Adesso sostituiamo questo individuo con il Vescovo belga Roger Vangheluwe e il gruppo culturale con la Chiesa Cattolica belga. L'unica differenza, a mio avviso, è che in questo caso esiste una persona, Bertone, che ha il coraggio di dare dei sovietici a coloro che indagano senza guardare realmente in faccia nessuno, mentre un'altra, il Papa, afferma “auspico che la giustizia sui casi di pedofilia in Belgio faccia il suo corso, ma nel rispetto della reciproca specificità e autonomia della Chiesa".

Cosa significa? Che nel rispetto della specifica autonomia devono dargli il tempo di occultare le prove? E' chiaro quanto sia delicata un'indagine del genere, dove sono in gioco materiale digitale e prove di diverso tipo e dove la tempestività di certe azioni gioca un ruolo chiave. Non si può dire che perchè sono vescovi hanno diritto ad una telefonata che li avverta “stiamo venendo a perquisire” o hanno lo sconto di 2 ore di interrogatorio. Più che altro osserverei che, in virtù di quello che rappresentano, dovrebbero essere loro a correre dalle autorità.

Il linea di principio, quello che è lontanissimo dalla nostra mentalità e dal nostro modo di intendere la giustizia, è che il Vescovo belga e Stefano Cucchi, per farla proprio lampante, hanno gli stessi obblighi di fronte alla giustizia. Sembra che l'opinione pubblica belga, sia pienamente dalla parte delle autorità: come scrive Vania Lucia Galto sul fattoquotidiano.it “cattolici sì, ma privilegi agli ecclesiastici no. Il Belgio vuole chiarezza e giustizia, e deve essere la magistratura a farsene carico, non la Chiesa”.

Noi in Italia, invece, in modo molto vicino a quanto detto prima neanche troppo per scherzo sulla telefonata “pre-perquisizione”, stabiliamo che gli ecclesiastici non possono nemmeno essere intercettati, se non previa comunicazione alla rispettiva autorità o alla segreteria di stato vaticana. Il che è come non intercettarli. Ddl intercettazioni (1611), articolo 24, comma 2: “Quando l’azione penale è esercitata nei confronti di un ecclesiastico o di un religioso del culto cattolico, l’informazione è inviata all’autorità ecclesiastica”.

Saranno pure legati allo Stato vaticano, ci sarà anche un concordato, ma la legge, sul territorio italiano, è uguale per tutti o no? Pur tirando fuori tutte le giustificazione e la carte che si vogliano, la risposta attuale a questa domanda circa il clero è un sonoro “no”. E certamente non solo per questo, ma per una serie infinita di questioni, a cominciare dai privilegi fiscali.

Se non superiamo questo problema, che viene denunciato in Italia, mutatis mutandis, dai tempi di Machiavelli, tanti andranno avanti e noi resteremo sempre a guardarci attoniti con una sorta di atavico complesso di inferiorità, che definirei “civile”, ogniqualvolta vediamo un pastorale o una tonaca addosso ad una persona.

http://www.tgcom.mediaset.it/mondo/articoli/articolo485021.shtml

venerdì 11 giugno 2010

Senato 10-06-2010 - NULLA DA DIRE - MEDITARE LA REAZIONE




Ieri in Senato si è consumato solo un inizio. Quel ddl è solo l'inizio. Hanno delle intenzioni molto precise.
Non è un revival del fascismo storico, è peggio. E' peggio perchè questi signori non hanno idee, se non il loro atavico istinto di sopravvivenza che si materializza ogni giorno in parlamento, impedendo di fatto ormai da anni qualcosa che possa chiamarsi dibattito politico. Il fascismo storico aveva un idea (pessima) di Stato, di potere, di nazione. Ogni scelta di questo governo non ha la minima lungimiranza; nessun provvedimento fascista sull'informazione avrebbe ridotto la magistratura in questo stato. Questa è la dittatura dei criminali e le loro "precise intenzioni" riguardano la creazione di una sorta di regime mediatico (di cui nemmeno loro sanno molto) fondato sulla paura e sulla mistificazione dei fatti, ma senza la minima idea di come sopravvivere nel lungo periodo (vedi conti pubblici).

Quanto ad una buona parte della nostra sinistra, forse bisognerebbe riflettere su tutte le volte che si è spesa troppa retorica fine a se stessa. Mi riferisco a quella sinistra tanto intransigente da essere fuori dal Parlamento. Quella sinistra che, pur avendo le sue buone e rispettabili ragioni per operare al di fuori delle Istituzioni, forse oggi sarebbe bene, per tutti, se avesse qualche europarlamentare e qualche sede di partito in più, da non chiudere per mancanza di fondi. Quella sinistra per la quale in Italia si ragiona sempre facendo appello ad una situazione viziata, allo "stato d'emergenza" e per la quale Berlusconi va contrastato solo politicamente.

Chiaramente, qualcuno avrebbe dovuto farlo molto tempo prima e non mi riferisco proprio ai più radicali.
Ma adesso bisogna rendersi conto che, piaccia o no, l'emergenza democratica c'è, chiara e più che mai concreta, che non dipende solo "dalla struttura intrinseca del capitalismo", ma dal fatto che l'opposizione, se va fatta sicuramente fuori dalle istituzioni, va intrapresa e vissuta anche e soprattutto all'interno.

Qualunque idea o fede politica si abbia, se non si difende la "casa comune", la Costituzione e la corrispondente "architettura Istituzionale" (così come l'ha chiamata pochi giorni fa Berlusconi dicendo che è un "inferno"), non si va da nessuna parte. Per certi versi, anche coloro che si manifestano contro il parlamentarismo, contro la rappresentanza, dai comunisti puri, ai trotzkisti, agli anarchici insomma: pensano di aver più voce nel Sultanato che ci stanno propinando o in uno Stato che, pur avendo i suoi limiti "strutturali", per dirla come loro, si sforza almeno nelle intenzioni di far rispettare la Costituzione?

E' necessario mettere da parte le varie forme di vanità, far si che le differenze siano il valore aggiunto di una forza più grande in grado di fare opposizione. Ogni aspetto è strettamente connesso. Bisogna far comprendere una volta per tutte agli italiani che tutto quello che sembra "moralismo" o "astrusa" politica riguarda direttamente il futuro più immediato, quello delle loro famiglie e dei loro figli. Che, ad esempio, per ogni magistrato che non potrà intercettare ci saranno centinaia di delinquenti in più pronti a speculare e lucrare sulla vita delle persone, vedi la clinica degli orrori o gli imprenditori intercettati nel caso del terremoto in Abbruzzo. Che per ogni volta che la giustizia viene negata, centinaia di persone e imprenditori onesti restano a casa, vedi lo scudo fiscale e l'evasione. Resistenza e disobbedienza civile. L'esempio dei senatori IDV che hanno occupato il Senato deve servire ad infondere coraggio e a rompere ogni indugio: dovranno passare sopra i cittadini onesti prima di riuscire a sfruttare ad uso e consumo un'intera nazione.

mercoledì 26 maggio 2010

Rapporto ISTAT disarmante sulla formazione dei ragazzi italiani


Riporto l'articolo apparso oggi su repubblica.it

http://www.repubblica.it/scuola/2010/05/26/news/istat_lettura_scuola_e_tecnologia-4338566/?ref=HREA-1

"ROMA - Non è vero che stanno sempre attaccati al computer, che sono dei maghi di Internet, che passano il tempo tra blog, siti e chat. Nel 2009, attesta il Rapporto Istat, "sono oltre 1,7 milioni i giovani di 15-29 anni che dichiarano di non aver usato il Pc nei dodici mesi precedenti l'intervista (18,4 per cento)". E non è certo perché si tratta di luddisti che rifiutano le nuove tecnologie e scelgono invece di istruirsi e informarsi in modo tradizionale, leggendo i libri: quattro ragazzi su dieci non leggono. "La quota di chi non ha letto nemmeno un libro nel tempo libero nei dodici mesi precedenti l'intervista è pari al 43,6 per cento". Sostanzialmente, legge solo chi ha libri a casa, e usa il computer chi ha genitori che ne possiedono uno e lo sanno usare.

Una situazione di diseguaglianza strutturale che la scuola scalfisce in modo superficiale, intanto perché presenta gravi carenze, che si riflettono sulla preparazione degli studenti: "I risultati degli studenti italiani appaiono particolarmente preoccupanti, e collocano il nostro Paese sempre al di sotto dei valori medi di Ocse". E poi perché l'introduzione dell'obbligo scolastico ha "annullato", rileva l'Istat, "le differenze sociali nel conseguimento della licenza media, "mentre nel conseguimento dei titoli superiori continua a pesare una forte disuguaglianza legata alla classe sociale della famiglia di provenienza degli studenti, anche considerando le differenti generazioni". Fino ad arrivare alla constatazione (dati alla mano) che i figli delle famiglie più abbienti prendono voti più alti: "I risultati scolastici sono correlati all'estrazione sociale della famiglia di origine. Quelli meno soddisfacenti, infatti, si riscontrano più spesso nelle famiglie operaie (36,5 per cento) e in quelle in cui la persona di riferimento è un lavoratore in proprio (42,5 per cento)".

Né la scuola, dunque, né le nuove tecnologie aiutano i giovani ad abbattere le barriere sociali, a farsi avanti, a rompere il meccanismo di una società bloccata. "Non usa il pc il 4,8 per cento di figli nel caso in cui la persona di riferimento è un dirigente, imprenditore o libero professionista, mentre la quota sale al 18,6 per cento per i figli che vivono nelle famiglie operaie". Nelle scuole il computer non c'è, o ce ne sono troppo pochi, o non vengono usati adeguatamente: "Anche rispetto all'utilizzo dei nuovi strumenti tecnologici - conclude l'Istat - la scuola risulta incapace di alfabetizzare i ragazzi che non hanno avuto opportunità in famiglia o con gli amici".

Identico il meccanismo della lettura: legge chi ha genitori che leggono e che tengono libri in casa. Si registra il 41,3 per cento di lettori tra i figli di 15-29 anni che hanno al massimo 50 libri in casa, ma la percentuale sale al 73,4 per cento tra chi vive e cresce in una casa con più di 200 libri. "Anche il livello di istruzione dei genitori influenza la propensione alla lettura dei figli: la quota dei figli che ha letto almeno un libro è pari al 55,1 per cento e cresce fino al 72,7, qualora almeno un genitore risulti laureato. Il valore si dimezza tra i figli con genitori che possiedono al massimo la licenza elementare". Vediamola a seconda della professione dei genitori: "Legge il 70,7 per cento dei ragazzi che vivono in famiglie nelle quali il capofamiglia è dirigente, imprenditore o libero professionista, mentre nelle familie operaie la quota di figli lettori si attesta al 45,7 per cento".

La scuola italiana non è in grado di appianare queste differenze d'origine perché presenta gravi carenze strutturali. L'Istat le esamina in modo impietoso, anche alla luce del confronto internazionale. Intanto la scuola italiana "si distingue negativamente nel contesto europeo per la quota di early school leavers (giovani di 18-24 anni che hanno abbandonato gli studi senza aver conseguito un diploma di scuola superiore) pari al 19,2 per cento nel 2009, oltre quattro punti percentuali in più della media Ue e nove punti al di sopra del valore fissato dalla strategia di Lisbona". L'abbandono scolastico ha percentuali più alte nel Mezzogiorno.

Quanto ai contenuti, "secondo l'indagine Pisa promossa dall'Ocse, il punteggio medio degli studenti italiani 15enni nelle competenze in lettura è inferiore di 23 punti alla media internazionale (469 contro 492)". Gli studenti italiani risultano sempre inferiori al valori medi Ocse anche per le competenze in matematica e scienze. Risultiamo molto indietro rispetto agli altri Paesi anche per numero di laureati: "Nel 2007 hanno conseguito un titolo terziario circa 60 persone (di qualsiasi età) ogni mille giovani in età 20-29 anni, a fronte di un valore pari a 77 in Francia e valori superiori a 80 nel Regno Unito e in Danimarca".

Il gap prosegue anche per gli adulti: "L'Italia registra uno dei tassi di partecipazione alla formazione continua degli adulti tra i più bassi in Europa: nel corso del 2005 soltanto il 22,2 per cento dei 25-64enni ha effettuato almeno un'attività di studio e/o di formazione, contro una media europea del 36 per cento". Pochissime imprese svolgono formazione: lo fa solo il 25,6 per cento delle aziende con 10-19 addetti, ma il 96,7 per cento di quelle con mille addetti e più (che però in Italia esistono in numero limitatissimo).

Gli effetti di una scuola carente si fanno sentire anche nell'età adulta: "Nel 2003 quasi metà dei 16-65enni consegue il punteggio più basso nelle capacità letterarie e circa il 70 per cento presenta allo stesso tempo anche bassi livelli di comptenza numerica e documentaria". Ma forse non è solo per questo che il 20,2 per cento degli italiani è sottoinquadrato, percentuale che sale molto tra i lavoratori atipici. Sono sottoinquadrati infatti il 46,9 per cento degli occupati a termine, il 40,1 per cento di quelli in part time e il 30,5 per cento dei lavoratori con rapporti di collaborazione")

domenica 23 maggio 2010

I fatti prima delle parole (specie se di troppo): il vero antiberl. che non paga



Bersani: "La Gelmini ha rotto i coglioni".

Ciò che va detto in primis, è che l'opposizione alla Gelmini (e in generale) si fa con contenuti concreti e soprattutto con ATTI concreti, certamente non con la sparizione dei propri parlamentari ogni qualvolta si vota sugli argomenti strategici (giustizia, televisioni, fisco). Perchè in questo modo, se non lo avessero capito, si cede il controllo dei media, si favoriscono i disonesti (cioè loro) si perdono le elezioni e ci rimettono, tra i tanti, quegli stessi insegnanti che Bersani lodava nel discorso dicendo che la Gelmini gli rompe i c........
Forse qualcuno dirà che proprio dall'Italia dei Valori non possono arrivare lezioni di pacatezza. Tuttavia, essere duri, schietti, non saperne di politichese è un conto, cadere nello stile è altro. Ma offrire il fianco ad obiezioni di educazione a questi governanti è davvero il colmo, specialmente quando, purtroppo, molti dei problemi della Scuola e dell'Università sono stati preparati anche dal centrosinistra.
Il discorso di Bersani era del tutto condivisibile. Il discorso; come tanti altri "discorsi". Tuttavia si ha la concreta percezione di un leader con alle spalle un partito privo di una reale volontà di alternativa, che alle parole, troppe volte fa seguire fatti opposti. Forse è una certa frustrazione che porta a simili uscite. Basti pensare all'ultima polemica sui crediti formativi per l'ora di Religione. La Gelmini ha esultato per via di una sentenza del Consiglio di Stato che applica un provvedimento di FIORONI, bocciato in precedenza dal Tar del Lazio. (http://www.repubblica.it/scuola/2010/05/10/news/ora_di_religione_nel_credito_gelmini_esulta_per_la_sentenza-3972199/)
Un ministro che, come tanti altri, troppo spesso si dimenticava di essere dalla parte opposta.

Insomma, se alle parole seguissero i fatti, l'uscita di Bersani sarebbe un incidente di stile, un'esagerazione comprensibile "Una Tantum". Così è semplicemente inaccettabile e deleteria. Il vero antiberlusconismo che non paga, è proprio questo.

http://www.repubblica.it/politica/2010/05/22/news/bersani_su_gelmini-4260427/

sabato 8 maggio 2010

Casa Pound in piazza a Roma e la sinistra riesce a dividersi


Ci si può dividere a sinistra anche sull'antifascismo?
Pare di si. Il messaggio che hanno lanciato alcuni noti esponenti del centrosinistra politico e culturale, tra cui Paola Concia, Rita Bernardini e Piero Sansonetti, è proprio questo: “Casa Pound manifesta e la sinistra si divide”, come ha titolato Repubblica (http://www.repubblica.it/politica/2010/05/06/news/manifestazioni-ottobre-3864314/).
Venerdì 7 maggio a Roma Blocco Studentesco (studenti di Casa Pound) scendeva in piazza per il tanto atteso sit in
in sostegno dei candidati alle prossime elezioni del CNSU (Consiglio nazionale degli studenti universitari). Dopo diversi giorni di tensione, che hanno portato anche ad alcuni scontri, gli esponenti del “Blocco” hanno trovato un compromesso con la questura, che ne ha vietato il corteo consentendone invece la manifestazione statica.

La FGCI, che aveva già lanciato un appello per la non ammissibilità del “Blocco” alla tornata elettorale, sottoscritto da tutte le giovanili del centrosinistra, ha organizzato insieme a diverse associazioni una grande manifestazione di protesta in Piazza SS. Apostoli.
Ecco venir fuori, poco prima della manifestazione un articolo sul sito di “Blocco Studentesco” in cui si parla di “appello della sinistra”, http://www.bloccostudentesco.org/index.php?option=com_content&view=article&id=166:manifestare-e-un-diritto-anche-per-il-blocco-lappello-della-sinistra&catid=43:news&Itemid=75:
“Il diritto di manifestare liberamente e pacificamente è una pietra angolare della democrazia: deve essere difeso e garantito sempre, indipendentemente dal giudizio che si dà sui contenuti o sui promotori delle singole manifestazioni.
Pertanto riteniamo grave e ingiustificato l’aver vietato il corteo del Blocco studentesco del 7 maggio, nonostante la distanza che ci separa da quella organizzazione e chiediamo che quel divieto venga tempestivamente revocato”.

Corretto quanto astratto. Per quanto si possa pensare del Blocco, nessuno, in linea di principio, potrebbe impedirgli di manifestare, se solo non fosse una organizzazione palesemente ed esplicitamente fascista ((http://www.casapound.org/), per cui nessuno ha bisogno di verificare in piazza “saluti romani” o quant'altro. Si tratta di un problema di legalità, del rispetto dei principi costituzionali e della reale applicazione delle leggi “Scelba” e “Mancino”, ed è una delle questioni più annose del diritto italiano.

La libertà di espressione è tale solo se si rispetta un insieme di norme e principi fondamentali su cui sceglie di regolarsi una democrazia. Tra di essi, vi è appunto il valore dell'antifascismo.

Da un punto di vista politico e mediatico, tuttavia, è veramente incredibile il fatto che un centro sinistra, già politicamente allo sbando su idee, contenuti e identità, sia riuscito ad apparire diviso anche su questo tema. Cosa ancora più grave, si è offerto sul piatto d'argento un pretesto di legittimazione a gruppi che non aspettano altro e sono realmente pericolosi, specie nel mondo universitario, dove si costruisce, nel bene e nel male, la cultura e il senso civico. Non vedo altra ragione, se non il fatto di andar contro una certa sinistra definita “estrema”, che possa giustificare la presa di posizione dei firmatari dell'appello. In ogni caso, hanno perso una buona occasione per tacere.

giovedì 22 aprile 2010

Fini: chiedere democrazia al Re Sole



Ha detto tutto quello che lui, Berlusconi e i vari colonnelli si dicono in qualche stanza di Arcore, magari insieme a qualche incappucciato.
Lo ha detto in diretta di fronte al partito e di fronte alla stampa.
Ha determinato il primo vero momento di confronto in un partito monarchico.
La domanda è una sola. Si può rivendicare democrazia e diritto di critica, in un partito fondato per salvare una classe politica con un accordo mafioso e governare con il controllo totale dell'informazione? Sembra quasi di chiedere al Re Sole il diritto al dissenso. E il paragone non è casuale, perchè Luigi XIV amava dire “lo stato sono io”, che ricorda un po' la consueta saldatura tra Stato, Istituzioni e Governo a cui ci sta abituando il nostro Premier.

I modi di Fini sembrano a volte quasi maieutici. Ripete spesso che la politica del PDL è degna di un'ampia approvazione, ma va migliorata. Ma quando descrive i problemi sembra andare ampiamente in contraddizione. Il passo più forte riguarda la Giustizia, in cui ha detto chiaramente che, attraverso le riforme, ne non si può dare “l'impressione” di garantire l'impunità. Quando poi rivela la diatriba interna sulla "blocca processi", tutti gli eufemismi saltano in aria in modo devastante. Tuttavia bisogna riconoscere che in questo equilibrio Fini è stato molto abile; inoltre, ha dimostrato un fatto molto triste, cioè che abbiamo a che fare con un partito fondato su un misto di ipocrisia, convenienza e assuefazione celebrale, dove tra gli amministratori alcuni sanno e fanno finta, molti invece hanno sentito dire e si autoconvincono che il capo ha ragione su tutto, solo con le sue stesse parole (e magari con un po' di quattrini).

In ogni caso, quanto sta facendo Fini è del tutto positivo, perchè sta ponendo agli occhi del partito e degli italiani di centro destra un problema reale, ossia che il centrodestra che sostengono e votano non è il popolo della libertà ma è il popolo degli schiavi.

Quali possibilità ha Fini? Alleanza Nazionale aveva un consenso sociale, che interessava anche una fetta del ceto imprenditoriale e professionale. Molti di quei consensi sono stati riassorbiti da Berlusconi, insieme a molti ex-AN di primo piano. Inoltre, è innegabile, e sicuramente è un fatto positivo, che il pesante consenso massonico-mafioso non seguirebbe il Presidente della Camera in una nuova avventura di partito.

Che l'obiettivo di Fini sia tirare la corda è chiaro, quello che non si riesce a comprendere è l'obiettivo. La leadership del PDL è un risultato impossibile, perchè il PDL così concepito è strutturato solo per Berlusconi. Ne verrà fuori un nuovo partito dal 6-7, o del 10% ? O forse riuscirà ad intercettare un buona fetta di consensi dal centrosinistra? Un'alleanza con Casini è da escludersi, hanno posizioni troppo diverse, dal bipolarismo ai temi etici. Ma Fini non sarebbe nuovo a grandi sorprese.

Insomma, per il momento, questa richiesta di democrazia al Re Sole rimane tanto surreale quanto enigmatica.

mercoledì 14 aprile 2010

Il partito bianco e giallo

Mons. Rino Fisichella (Corriere della Sera 30-03-2010)

"Quanto ai problemi etici, mi pare che [la Lega] manifesti una piena condivisione con il pensiero della Chiesa"


Il Fatto quotidiano 14-04-2010



Il Fatto Quotidiano 15-04-2010
















Questo è solo uno dei tanti esempi. Una Chiesa di potere è tutto quello che serve per distruggere la fede e servire la sporca politica. Chi ha a cuore la democrazia, anche da laico e non credente, deve far propria questa battaglia affinchè chi crede non venga ingannato. Perchè da questo inganno nasce il peso politico del partito bianco e giallo.

sabato 20 marzo 2010

Restar fermi regredendo. L'amore secondo un mondo “tarocco” che distrugge la memoria, il presente e il futuro.

Forse costituisce una novità il giuramento dei candidati, il patto, la missione. La conferma ufficiale che dopo la parola libertà si punta e distruggere definitivamente la parola amore, stampandola a lettere tanto cubitali quanto fuori luogo. Si punta ormai verso una sorta di culto, enorme per dimensioni, da parodia di Vanna Marchi per contenuti.




Il festino campale di sabato 20 Marzo in Piazza San Giovanni offre, a conti fatti, pochi spunti di riflessione, ma è doveroso, nonostante non sia facile, mantenere la capacità di pensare e di recepire. La notizia è che il Premier scende in piazza con il suo partito per le regionali. Se dovessimo considerare modi, toni e argomenti in teoria sarebbe tutto vecchio. Cambia solo il progressivo disinibirsi di questi uomini, non solo di Berlusconi. La manifestazione era organizzata esplicitamente per denunciare un pericolo per la democrazia e per attaccare la magistratura. Per un contrattacco. Ecco forse questa è l'unica novità. Ma è una differenza di grado, seppur rilevante in quanto unicum ormai al mondo.
Contro i Pm, contro la sinistra stalinista, contro l'informazione nemica, contro i detrattori della libertà. Un film già visto, questa volta però è stato realmente l'unico punto all'ordine del giorno e anche quel politicame che restava è praticamente scomparso. Un passo ovvio, coinvolgere le masse “ipnoticamente” nel proprio delirio.

La cosa che lascia più amarezza tra le tante, è tuttavia un fatto: siamo un Paese totalmente bloccato. E riusciamo, nel nostro essere fermi, a regredire allo stesso tempo. Mi spiego.
E' ormai da anni che vediamo sempre meno argomenti realmente politici come oggetto di discussione nei dibattiti pubblici e nelle piazze. Questa disastrosa campagna elettorale è stata la riprova che siamo ormai di fronte a meri rapporti di forza. La devastante situazione morale e politico-giudiziaria della casta ha ormai monopolizzato e assorbito l'opinione pubblica e la cultura politica. In diversi sensi. E' giusto, nonché sacrosanto, che chi si renda conto delle nefandezze di certi personaggi lo gridi a gran voce. Se poi qualcuno ha da ridire sul fatto che ci sono altri argomenti che interessano il Paese proseguendo con la nota melodia, sia cortese: semplicemente taccia, oppure si preoccupi di non scambiare chi ha appiccato il fuoco con chi cerca di spegnerlo, informandosi, in secondo luogo, se davvero chi si indigna e si oppone non abbia un'alternativa, come tendono a far pensare certi tg e certi presidenti che fanno interrompere i talk show.

Ma la cosa più grave consiste nel fatto che coloro che non si rendono conto di queste nefandezze sono ormai in una situazione di regresso quasi antropologico. E' da 15 anni che nel centrodestra si parla di comunisti e di stalinismo quando il mondo cambia e velocità siderale. Le nuove generazioni che guardano a questo governo si trovano di fronte un set di parole vuote che ormai usano senza averne minimamente coscienza. Libertà, democrazia, sovranità popolare, elezione dal basso. Certe persone hanno ormai un idea fissa dell'avversario politico come nemico in sè. Non hanno più idea di cosa sia una proposta politica, di cosa voglia dire informarsi su un problema concreto, l'acqua, l'energia. Basta ascoltare i ragazzi che reggevano i cartelloni dei tarocchi-caricatura. Rispondono in modo agghiacciante alle domande dei giornalisti, per la totale incoscienza delle parole che usano, dei contesti che chiamano in causa. Questi dovrebbero essere i nuovi piccoli politici. E' un partito che distrugge se stesso oltre che il Paese. Una ragazza dice che la Bonino rappresenta la morte perchè lei vota “altre cose” e quindi non rappresenta il suo futuro. Totalmente assente il concetto di competizione elettorale, elezione, democrazia. Una cultura da plebiscito medievale con tanto di influenze macabro-stregonesche. L'altro ragazzo sfodera invece la perla della “cultura della morte”, ricordando forse confusamente i deliri di Silvio sul caso Englaro. Tra le tante domande possibili, per fortuna sua il giornalista non sceglie di chiedere cosa sia questa profonda dottrina.
Di Pietro sta sempre a inseguire le manette quindi è matto. Cercasi altri argomenti, ma nulla da fare.



Lo sgomento di fronte a tutto questo raggiunge l'apice di fronte al tarocco di Borsellino. Premesso che è già sufficiente per provare la più sofferta e lacerante delle indignazioni, vedere semplicemente il volto di Borsellino in un contesto simile sfoggiato accanto al nome di Berlusconi. Tuttavia, la sua rappresentazione, nei panni di un tarocco, rende queste sensazioni ancora più insostenibili. Nel video di Repubblica i ragazzi che lo trasportano non vengono intervistati. Non è chiaro se il “giudizio”, se così si può chiamare, sul tarocco in sé fosse negativo o positivo da parte dei manifestanti. Qualche tarocco aveva significato positivo, come quello di Bertolaso. Ciò non toglie il carattere di assoluta vergogna dell'episodio, sul quale dovrebbe essere sollevata quantomeno un'interrogazione parlamentare e dovrebbe pronunciarsi anche il Quirinale. Ma anche solo a pensare che questi ragazzi spendano come figure “positive” Bertolaso e Borsellino sullo stesso piano, quello di “tarocchi d'Italia”, sembra quasi di tuffarsi in un baratro infinito alla ricerca del classico fondo di quel classico peggio che non ha mai fine. L'unico motivo per uscire ancora di casa in questo Paese, è sapere che tanti italiani, che non fanno quel frastuono ma sono numerosissimi, non sono così, non dimenticano i loro veri eroi, non dimenticano la propria Storia e ne vanno
fieri.

giovedì 18 marzo 2010

Il valore politico di una notizia

Nei dibattiti politici di questi giorni, ormai ridotti a ripiegare nelle ore notturne\ o sul web, stiamo assistendo ad una sistematica e continua pantomima che con incredibili salti mortali, urlacci e insulti cerca di coprire un fatto molto semplice.
Un'intercettazione legittimamente acquisita e non coperta da segreto d'ufficio, può essere pubblicata?
Andando con ordine. Nei dibattiti che si stanno svolgendo tutti i giorni si tende a nascondere un punto chiave. Un giornalista, libero, sotto la propria responsabilità, può e deve pubblicare un'intercettazione di cui è legittimamente in possesso, qualora egli ritenga, non che vi sia rilevanza penale, ma che vi siano notizie di rilevanza e interesse POLITICO. L'importanza politica di una notizia non dipende dalla rilevanza penale dei suoi contenuti, così come la caratura morale e politica di un personaggio non può dipendere solo dalla sua fedina penale.

Tutti cercano di sfuggire all'agghiacciante prospettiva di una discussione in merito al contenuto di queste intercettazioni. Valuteranno i magistrati. Certo. Ma è legittimo o no, tra cittadini di un Paese civile, discutere, e avere la possibilità di farlo, del fatto che il Premier tratta organi di garanzia e di controllo a suo uso e consumo per gestire direttamente l'informazione?

In questo senso appaiono davvero disarmanti le performace di Verderami e Battista a “Mentana Condicio” nei confronti di Di Pietro. “Allora intercettiamo tutti i politici”. Peccato che sembra sfuggirgli il fatto che questa vicenda è partita da intercettazioni relative a indagini del tutto diverse.
Se si scopre altro, esiste un oggetto misterioso chiamato obbligo dell'azione penale.

Per non parlare di La Russa a “Tg3 linea notte”; spero solo che i siciliani e i catanesi abbiano modo di riscattarsi dal fango che quest'uomo getta sulla loro immagine.

http://videoelezioni.corriere.it/mentana-condicio-02_35ecccfa-2dbc-11df-ab2a-00144f02aabe.shtml

venerdì 12 marzo 2010

Domani, per la vera libertà

Volevo condividere con voi alcune righe. Purtroppo domani vorrei essere con tutti voi a Roma, ma, per via degli impegni degli ultimi giorni e per qualche problema di salute, non sono davvero in condizione. Ho deciso di impegnarmi in Italia dei Valori perchè queste persone che ci governano devo essere spedite a casa e consegnate alla giustizia. Ma anche perchè ho capito che il nostro futuro, la democrazia e la cosa pubblica, hanno estremo bisogno di cittadini responsabili che se ne prendano cura. A partire dal voto, fino all'impegno politico. Ognuno di noi, ciascuno nella sua misura, ha sulle spalle un impegno, per il solo fatto che la nostra Costituzione lo rende cittadino alla nascita: la responsabilità di conoscere, scegliere, scendere in campo. Ogni cittadino è un pezzo della nostra Repubblica. Ogni cittadino indifferente è una parte della nostra Repubblica che muore. Spero davvero che domani lo sdegno e il dissenso di tutte le forze che scenderanno in campo si condensino in un aria nuova, capace di far capire agli italiani, tutti, che è possibile davvero prendere in mano il proprio destino, che non porta a nulla voltarsi dall'altra parte, che non è vero che le cose non possano cambiare. Che le regole e la giustizia sono l'unico vero baluardo contro ogni sopruso. Perchè tutti noi siamo il precario che non può progettare un futuro, tutti noi siamo il lavoratore FIAT licenziato, tutti noi siamo Stefano Cucchi, tutti noi siamo i genitori con il figlio in una prima elementare di 40 alunni e che non lo affiderà mai a CL, tutti noi siamo chi è ignorato dallo Stato per il proprio orientamento sessuale, tutti noi siamo coloro che hanno sentito sghignazzare gli imprenditori sul sangue dell'Aquila, tutti noi siamo coloro ai quali gli appalti mafiosi, la protezione civile, il ponte sullo stretto, le opere inutili, lo scudo fiscale, hanno sottratto il denaro degli stipendi onesti e delle buste paga senza trucchi. Perchè tutti noi siamo coloro che pensano un giorno o l'altro di rimediare all'estero.
No. Io non mi arrendo. E so che siamo tutti NOI a non arrenderci. Questo paese deve dare speranza ai suoi figli. Perchè l'Italia, per la sua storia e per il suo passato, non merita che una banda di delinquenti calpesti secoli di diritto, di cultura e di civiltà, per imporci una subdola e strisciante legge del più forte, che in questo caso è anche del più vigliacco.
Dopo l'ultima settimana, dopo che è ormai alla luce come media, magistrati e procedure di ogni tipo siano a suo uso e consumo, abbia questo governo il coraggio di dire che la parola libertà la disprezza, la odia, la infanga. La stupra.
Abbia il coraggio di dire che si sente legittimato ad assumere pieni poteri.
Abbiano tutti loro il coraggio di dire che sono i migliori, che il loro interessi sono il problema principale del Paese e che a noi poveri mortali toccano solo le briciole consunte della dignità che stanno divorando.
Hanno di fatto sostituito il governo degli uomini al governo della legge, cioè al governo secondo la nostra legge fondamentale, la Costituzione. Come dice Rodotà, questo è Platone e non Stalin. Adesso abbiano il coraggio di dirci che siamo i nuovi servi di quella gleba postmoderna fatta di traffici, affari, mafie, televisioni e appalti.
Abbiano pure il coraggio di dirci questo.
Sono sicuro che troveranno un popolo, quello di domani, pronto a costruire, pronto ad unirsi, pronto alla lotta, pronto ad urlare in faccia la vera libertà agli usurpatori della nostra Italia nata dalla RESISTENZA!!!

La lezione di Rodatà ad Alfano in merito alla "legge degli uomini e al governo della legge", nello specifico sul caso Englaro.

giovedì 11 marzo 2010

Un blog per raccontare

Salve a tutti, apro questo Blog per raccontare. Attività, notizie, riflessioni, eventi; tutto ciò che può essere importante per il nostro futuro. E' uno spazio aperto dove ciascuno è il benvenuto per ogni tipo di osservazione e di critica. In apertura pubblico un video che narra il percorso dei ragazzi di Italia dei Valori da Vasto al congresso di Roma. Far parte di questa esperienza è stato straordinario, mi ha infuso un'enorme voglia di lottare, mi ha reso davvero fiero. Adesso, all'interno del nuovo coordinamento di Rudi Russo, mi occupo di Scuola e Università per il Dipartimento Giovani IDV. Vorrei condividere anche attraverso il blog quest'attività, affinché dialogando vengano fuori le scelte migliori.
Credo fermamente che noi giovani abbiamo il dovere di rimettere in piedi questo Paese. Per far sì, inoltre, che le nuove giovanissime generazioni siano consapevoli della realtà che le circonda, abbiamo il dovere di difendere e riformare il sistema dell'Istruzione, con idee nuove e con l'esperienza di quei "grandi" che ci ascoltano. Altrimenti, di ragazzi come quelli di Vasto e Roma, come quelli del Popolo Viola, come quelli delle Agende Rosse e come tutti quelli che, anche in altri partiti e movimenti, hanno coscienza civile, ce ne saranno sempre meno.
Per questo ho scritto e ribadisco che i giovani e l'Istruzione Pubblica sono il baluardo, ma anche il futuro, della Democrazia.
In Italia e nel mondo.



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