venerdì 11 ottobre 2013

IL SILENZIO SUGLI STUDENTI. 2 MILIARDI CONTRO 100 MILIONI
















Stiamo vivendo giornate concitate e molti temi sono passati in secondo piano.
Oggi erano in piazza gli studenti, in tutta Italia, con il loro dramma silenzioso, che non è altro che lo specchio di un Paese che ha perso ormai se stesso.

La piattaforma rivendicativa è ormai sacrosanta. Sono solo 100 i milioni per il diritto allo studio previsti dal decreto istruzione, 40 in meno rispetto al 2013, nonostante una copertura delle borse del 67% sugli immatricolati 2011 e una cifra ormai strutturale di circa 50.000 ragazzi che restano privi di sussidio pur avendone diritto.

Inoltre una tassa regionale iniqua che è stata quasi raddoppiata da Monti nel 2012 e che adesso va assolutamente fasciata ed eliminata per i vincitori di borsa e gli studenti più in difficoltà

E poi tanto, tanto da fare, la riforma delle carriere universitarie, lo scardinamento dell'impianto Gelmini,  interventi strutturali ed investimenti, la revisione dei test-lotteria a numero chiuso.

Invece abbiamo sul tavolo un decreto che sparge qualche spicciolo qui e lì e un decreto "programmazione universitaria" che tira dritto per la strada della dismissione e dell'accorpamento di atenei, facoltà, corsi, con la sola logica di far cassa mascherata dai paroloni ottimizzazione e razionalizzazione.

Resta salda la nostra ULTIMA posizione in tutti i parametri OCSE, servizi, numero di laureati, tasse, rapporto studenti-docenti.

Resta infine il fatto che Francia e Germania investono 2 MILIARDI nel diritto allo studio, la Spagna (sì proprio la Spagna) più di 800 milioni.




Noi invece siamo costretti ad assistere alla vergogna degli idonei non beneficiari. storie che si interrompono, ragazzi che non vedono futuro e tornano a casa, senza finire gli studi, pur avendo diritto alla borsa. Molti di loro finiscono nel limbo dei NEET oltre che dei giovani disoccupati, nè in formazione nè in occupazione. Molti di loro rasentano una vita di stenti, con alloggi fatiscenti o inesistenti.

Molti di loro rischiano di diventare manovalanza per il nero e per la malavita.

Chi adesso si allarma per l'invasione dei migranti disperati dovrebbe forse chiedersi  chi è veramente responsabile della crisi del sistema Italia, chi smontato passo per passo l'istruzione pubblica, chi ha tagliato a partire dal 2008.

Sono gli stessi che a partire dai primi anni '90 hanno svenduto gli assets strategici del nostro Paese cedendoli a capitani di industria incompetenti. E adesso vediamo un governo che cerca di mettere toppe alla rinfusa, senza una reale programmazione industriale.

I due miliardi franco-tedeschi contro i cento milioni italiani per gli studenti sono l'emblema del nostro coma politico. I disastri di casa nostra, l'incompetenza della nostra classe dirigente che provoca un tasso di disuguaglianza e di corruzione altissimo, uniti all'ossequia osservanza di un percorso europeo che da Maastricht ha preso una strada di rigore del tutto infausta e dannosa.

Se i soldi non li abbiamo e non siamo capaci di fare riforme strutturali è per entrambi i motivi.

Siamo in grado di dire che l'unione monetaria è stata dannosa e bisogna uscirne? siamo in grado di rispedire al mittente Fiscal Compact e MES? Siamo in grado di rifiutare un'Europa a misura dei più forti?

Le forse progressiste devono capire che è ora di rigettare tanto i diktat europei quanto i papponi di casa nostra. E ora di svegliarsi.

Se domani saremo in piazza per la Costituzione, sarà sopratutto per l'uguaglianza e i diritti di tutti cittadini. Ebbene, la Scuola e l'Università distrutte sono la negazione più eclatante e più grave di questo principio.



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