martedì 10 dicembre 2013

CHE STA SUCCEDENDO LI' FUORI?


(articolo pubblicato su esseblog)
Una mobilitazione straordinaria, scoordinata e  reazionaria quanto vogliamo, ma con volti e ragioni che fanno paura. La minimizzazione dei media. I poliziotti che  si tolgono il casco. Non si ricorda un episodio del genere. Che sta succedendo lì fuori?
Succede quello che in queste pagine in fondo abbiamo provato a dire in molti e che si potrebbe riassumere in una frase: “il sonno della sinistra genera mostri” per parafrasare la nota opera di Goya.


Il movimento di queste ore ha dei caratteri visibilmente reazionari. Non c’è un’idea, ma solo la rabbia di una miseria incombente per molti, per troppi. Tutto mentre il solito palinsesto della politica come delle televisioni continua a dare lo stesso film. Non c’è ancora stata una parola del nuovo segretario Renzi su quanto accade. E la cosa peggiore è che qualunque cosa dirà, chi ha un minimo di preparazione economico-politica sa molto bene che non ha soluzioni.
Ecco cosa succede lì fuori. Si ripropone la vera divisione del Paese, tra chi ha ancora qualcosa, una pensione alle spalle o un qualche lavoro per cui non vale la pena di  rischiare, tra chi vota alle primarie il più “nuovo”,  ”simpatico”, “convincente”, e chi, invece, ha solo voglia di bloccare il mondo, perchè ha il solo problema di mettere insieme i pasti di una giornata. E’ questo che sta succedendo, con l’aggiunta di un pesantissimo carico da novanta, una coscienza civile narcotizzata. 
La sinistra ha abdicato anni fa alla non-cultura berlusconiana e ad un liberismo compassionevole ormai al capolinea, crogiolandosi nell’annichilirsi del dibattito politico. Adesso la strada è tutta in salita.

La prima cosa da fare è rifiutare le eredità del ventennio. Il conflitto di interessi, la riforma dell’informazione e della RAI, la ricostruzione della Scuola. Ma, ancora di più, la nuova sinistra deve riuscire a conciliare la fortissima spinta rabbiosa che viene  chi sta in piazza con l’esigenza di contrastare i nazionalismi estremisti in tutta europa.

In altre parole, abbiamo bisogno di un piano immediato di exit strategy dall’euro e dalle politiche di austerity, prima che le destre estreme travolgano in Italia e in Europa quanto di positivo è stato fatto dal processo di integrazione Europea. Deve essere un dibattito di merito, senza slogan e frasi fatte, facendo attenzione anche al “no euro, si Ue”, pena il rischio di far rientrare dalla finestra ciò che esce dalla porta, come chi paventa la soluzione dell’euro a due velocità. Bisogna comprendere infatti cosa vuol dire UE, cosa vuol dire euro, spiegare che il concetto di leva monetaria non lo ha inventato Forza Nuova e spiegare infine cosa può succedere con la dismissione del patrimonio pubblico in termini di asset strategici e infrastrutture. Qualcosa che piace molto al sindaco di Firenze. 

Bisogna dare un’identità culturale alla rabbia, ridare senso a parole che lo hanno perso, come solidarietà e lavoro, facendo capire che la crescita e il PIL  possono avere  poco a che vedere con lo sviluppo e l’occupazione reali. Tutto questo va fatto tenendo conto del breve come del lungo periodo, della molteplicità trasversale e globale dei conflitti sociali, di tecnologie e saperi che mettono in mano a poche persone i destini di miliardi di esseri umani come mai fin’ora era accaduto, dalla finanziarizzazione dell’economia alle biotecnologie. 
I luoghi del profitto e i confini della responsabilità dell’uomo sono stati stravolti e studiarli richiede nuove categorie. Dove finisce il profitto, dove comincia la responsabilità verso tutto quanto definiamo umano?  compito di una nuova sinistra è questo. Diamoci da fare.


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