lunedì 5 dicembre 2011

L'1,5 % di Monti








1,5%. Un numero che dice tutto. O, meglio, un numero che insieme ai numeri che non ci sono spiega tutto. Un numero che risponde agli interrogativi che ci ponevamo tre settimane fa, ma che conferma anche un dato oggettivo che non può essere negato: con Monti si è ricominciato, nel bene o nel male, a fare politica in Paese che è ormai diseducato a questa “strana prassi umana”. Non c'è più Berlusconi, non ci sono più i proclami, non ci sono più gli scandali, le toghe rosse, i comunisti e la stampa deviata. Non ci sono più quei ministri impresentabili che c'erano prima.
C'è, tuttavia, in quell'1,5% , l'amarezza del disincanto. C'è la consapevolezza che l'Italia continua ad essere ostaggio di quella politica che in questi anni l'ha ridotta in questo modo. Di chi, da entrambe le parti, con l'agire e con l'indugiare, ha permesso che gli interessi di pochi prevalessero su quelli dell'intero Paese, sperando di tirare a campare con le televisioni in mano e con le solite toppe del breve periodo. Adesso, nell'1,5% che Monti impone ai capitali rientrati con lo scudo fiscale, viene fuori tutta la rete perversa di interessi che attanaglia l'Italia, una rete fatta di persone che non hanno paura di un'Italia declassata e spedita in un futuro di povertà. Viene fuori anche quella cultura che da anni pervade sempre più la vita pubblica italiana, secondo la quale al di fuori della legge si guadagna sempre la via più facile. Esattamente quell'idea che abbiamo il dovere di combattere, se non vogliamo che anche misure risultino del tutto inefficaci per risollevare davvero il Paese. Inizialmente, ho avuto la rabbiosa sensazione di una vergognosa elemosina. Giusto per la cronaca, le Banca d’Italia ha recentemente pubblicato uno studio (Valeria Pellegrini ed Enrico Tosti dal titolo “Alla ricerca dei capitali perduti: una stima delle attività all’estero non dichiarate dagli italiani”, nel quale si calcola che i capitali italiani depositati illegalmente all’estero ammontano attualmente tra i 124 e i 194 miliardi di euro. L'intera manovra di Monti è di 30 miliardi lordi e l'aliquota iniziale dello scudo fiscale era quel misero 5%. Aggiungiamo poi che stiamo parlando di capitali trattenuti illegalmente all'estero da parte di grandi evasori che sono anche prevalentemente "grandi" mafiosi e che provvedimenti simili in Gran Bretagna e negli Stati Uniti avevano un tasso di circa il 50%. Una sensazione, quindi, che permane, anche se con il passare delle ore sopraggiunge la consapevolezza, amara, che effettivamente il governo Monti è prigioniero di questo Parlamento, di quel Berlusconi che ha detto “va avanti finchè vogliamo”, di quell'Alfano che si vanta del mancato intervento sull'IRPEF (ma non era più equo intervenire lì rispetto all'IVA?). Per dirla in maniera brutale, Per chi sta in parlamento, cioè quelli di prima, o si raggiungono gli obiettivi della UE “come diciamo noi”, e per altro con una faccia bella pulita come quella di Monti, o tanto vale che vada sempre peggio (unica eccezione, forse, le aziende di Berlusconi).
E allora, forse, il lato positivo di questa situazione è che si mostra finalmente senza veli quella politica che sta mettendo alle corde gli italiani, quella politica che fino ad ora era stata annacquata e rimandata a suon di proclami. Si manifestano realmente gli interessi di chi purtroppo ancora è ago della bilancia. Infine, se aggiungiamo anche i numeri che non ci sono, ovvero ciò che manca alla manovra, patrimoniale, ICI per la Chiesa cattolica, taglio spese militari, taglio delle grandi opere (TAV Genova-Milano), accordi bilaterali con paradisi fiscali, giusto per dirne qualcuna, allora il quadro degli interessi che il prossimo centrosinistra sarà NECESSARIAMENTE chiamato a SMANTELLARE risulta chiaro. Risulta chiaro come la luce del sole dove si debba cambiare registro, di cosa si debba parlare, cosa bisogna scrivere nei programmi. Lo diciamo anche a Bersani, che era compiaciuto di questo 1,5%.



Rosario Coco
Resp. Naz. Scuola, Università e Cultura Giovani IDV

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