mercoledì 26 giugno 2013

UNIVERSITA', DIRITTO ALLO STUDIO SUL FILO DEL RASOIO



Ci siamo lasciati nel mese di febbraio, con lo slittamento del decreto Profumo sul Diritto allo Studio, e ci ritroviamo ora a giugno con poco o nulla di fatto nel campo dell'Università e più in generale dell'Istruzione.
Come preannunciato in una delle ultime interrogazioni presentate da IDV durante la scorsa legislatura, la copertura delle borse di studio, registrata a dicembre 2012 sugli immatricolati nel 2011, è scesa di quasi 10 punti percentuali rispetto all'anno precedente, il 67% contro il 74%. In cifre, più di 50.000 ragazzi sostanzialmente privi di sussidio pur avendone diritto, che in moltissimi casi stanno lasciando o hanno già lasciato gli studi, destinazione lavoro nero/disoccupazione.


Il Ministro Carrozza ha esordito con dichiarazioni convincenti, ma ha subito deluso sulla questione dei test a numero chiuso, confermando i discussi bonus maturità e riproponendo l'anticipo in primavera ideato da Profumo per il 2014. Nessun provvedimento, anche qui, volto a invertire la rotta e ampliare l'accesso alla conoscenza delle giovani generazioni, visto che da anni, ormai, i tagli e le ultime leggi approvate convergono verso l'unica inesorabile direzione di restringere il numero di persone che possono accedere agli studi.



Non bastano le borse per gli studenti in mobilità contenute nel decreto del "Fare": su questo punto, aspettiamo il ministro al varco nel momento in cui si riproporrà il decreto sui LEP respinto dagli studenti tre mesi fa. In quel provvedimento, infatti, era chiara l'intenzione di ridurre le borse ai fuori sede. Questa misura, dunque, è un incentivo o un maldestro conpensamento ad un'annunciata riduzione strutturale delle borse e dei servizi per i fuori sede?


Per l'anno 2013/2014 il fondo statale dovrebbe ammontare a circa 150 milioni (contro i 165 di quest'anno) e la copertura potrebbe per la prima volta da 3 anni aumentare, ma solo per l'aumento (quasi raddoppio) della tassa regionale sul diritto allo studio predisposto dal decreto 68 del marzo 2012.
Insomma a strapagare saranno gli studenti e alle famiglie e questo non basterà certamente a ridurre l'anomalia tutta italiana degli idonei non beneficiari. Non sappiamo infine, cosa ne sarà dell'FFO e dei fondi alla Ricerca per il 2014, anche se la situazione non lascia presagire nulla di buono. 


Fatto sta che le iscrizioni all'Università sono scese di 50.000 unità negli ultimi due anni e noi facciamo finta di nulla, pur essendo un Paese con pochissimi laureati, il 15 per cento della popolazione di età compresa fra 25 e 64 anni, contro una media Ocse del 32 per cento. Inoltre siamo oramai fanalino di coda in tutti i parametri di investimento nell'istruzione, come l'ammontare delle tasse universitarie, la qualità dei servizi, il numero di borse erogate e più in generale la percentuale del PIL investita nell'Istruzione. 
Il rapporto OCSE pubblicato stamattina rivela che siamo l'unico Paese europeo e non avere aumentato gli investimenti complessivi nell'Istruzione a partire dal 1995.


Su cosa dobbiamo investire, su opere faraoniche come la TAV, gli F 35, il ponte sullo stretto, o sulla conoscenza, come continuano a fare tutti, dicesi tutti, i Paesi membri dell'Unione Europea, nonostante la crisi? Siamo in grado di proporre una strategia industriale e una politica di sviluppo basata sull'innovazione? sono queste le domande che poniamo non solo al ministro Carrozza, ma all'intero Governo, poichè le questioni in ballo sono di enorme delicatezza, dalla valorizzazione dei nostri talenti, alle garanzia delle pari opportunità, dai diritti del singolo al futuro di una comunità intera che in termini di Cultura ha fatto scuola nel mondo.

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