venerdì 8 ottobre 2010

NO ALLA GELMINI, SI AL NOSTRO FUTURO


Studenti, universitari, precari di tutta Italia sono scesi in piazza oggi per dire no a Mariastella Gelmini e alla riforma che questo governo sta operando.
“Da fastidio che la Scuola non sia più di proprietà della sinistra”, avrebbe risposto il ministro.
Questo dimostra quale idea di istruzione abbiano questi soggetti; l'idea stessa di una competizione in termini di proprietà è disarmante e ben si sposa con il recente episodio di Adro, la scuola “marchiata” Lega. Privata, strumentale, diseducativa, inconcludente per i più, elitaria, per pochi, funzionale al regime. Questa è l'idea che hanno, a dispetto della miriade di precari della conoscenza che perdono il posto e al conseguente danno incalcolabile costituito da tutti quei giovanissimi che attualmente non stanno ricevendo un'istruzione degna di questo nome.
Il ddl 1905, che sta per compiere il suo iter parlamentare, è figlio di un progetto molto preciso, che parte dalla 133/08, ma che affonda le sue radici in un atteggiamento delle classi governative che va avanti da diversi anni.
Un elemento fondamentale è che da troppo tempo, e mai come ora, l'istruzione non è più considerata un investimento, bensì una mera e scomoda voce di spesa. Un secondo aspetto è la completa dequalificazione della Scuola e dell'Università pubblica come luoghi istituzionali di formazione civile del cittadino. Se una certa sinistra ha rinunciato ad affrontare i problemi strutturali del sistema universitario, l'attuale destra prosegue il lavoro iniziato da Letizia Moratti e punta ad un sostanziale depotenziamento del sistema. Le questioni economiche sono solo un aspetto del problema, perchè questo governo ci ha fatto capire di avere sempre i soldi per quelle spese che interessano i soliti noti, come nel caso della protezione civile, dei grandi eventi, delle grandi opere, delle centrali nucleari, delle spese militari. Che il sistema universitario abbia bisogno di riforme è senz'altro condivisibile, tuttavia i tagli previsti nel 2008, il modello di fondazione proposto nell'articolo 16 della 133 e l'attuale riforma in discussione, che affida sostanzialmente ai CDA composti dai privati il controllo degli Atenei, vanno in una direzione diametralmente opposta a quanto la Gelmini decanta in termini di meritocrazia e a quanto possa essere degno di un Paese democratico.
La Cultura è il tesoro dell'Italia, questo è un dato che non può essere messo in discussione. In europa e nel mondo una delle risposta alla crisi si sta concretizzando in investimenti concreti nella conoscenza e nella ricerca. La nostra situazione, invece, a dispetto del nostro “tesoro”, vede mamme costrette a portare la carta igienica a Scuola, banchi acquistati con gli sponsor, ricercatori universitari fatti fuori dopo sei anni perchè praticamente in “esubero”, tagli indiscriminati e menti eccellenti in continua fuga. Inoltre, cosa ancora più grave, assistiamo ad un invariato e perpetrato sostegno agli istituti privati, in prevalenza di carattere confessionale. Si tratta di un fenomeno che mostra un preoccupante scenario socio-culturale e che rivela probabilmente le ragioni più profonde di certe scelte politiche, uno scenario in cui la formazione viene lentamente consegnata nel suo complesso in mano a forze reazionarie e conservatrici che minacciano oramai sempre più da vicini i caratteri più elementari di laicità e di democraticità costituzionale della nostra Repubblica.
Una immediata inversione di rotta può aversi solamente con l'attuazione concreta dell'articolo 33 della Costituzione, secondo il quale “Enti e privati hanno il diritto di istituire scuole ed istituti di educazione, senza oneri per lo Stato”. Da questo discende un rinnovato impegno per lo Stato a rivedere le proprie priorità di investimento. E' inoltre indispensabile una revisione strutturale del sistema universitario, che rifiuti il modello proposto dall'articolo 16 della 133, che ribadisca la priorità del Senato Accademico sugli altri organi e delle scelte didattiche su quelle amministrative, che istituisca un sistema meritocratico nazionale per il reclutamento della classe docente, che sia capace di istituire un vero e proprio welfare per gli studenti universitari attraverso le risorse derivate dalla lotta all'evasione fiscale e dal taglio delle spese inutili.

Rosario Coco

Responsabile Nazionale Scuola e Università Giovani Italia dei Valori

Nessun commento:

Posta un commento

Translate

Lettori fissi