martedì 3 maggio 2011

Bin Laden, il male e la politica


E' Morto Bin Laden. Berlusconi ha subito parlato di una grande vittoria contro il “male”. Può un politico parlare di vittoria sul male? Che differenza c'è con il parlare di vittoria della giustizia? Il “male” nel linguaggio comune è un concetto assoluto, che caratterizza negativamente un oggetto di per sé e che riguarda l'ambito della morale, il quale, a meno che non si parli di uno Stato etico-confessionale, compete alle scelte dell'individuo. Non è un sinonimo di “illecito” o “criminale”, concetti che invece sono definiti da una comunità e da un sistema giuridico. Obama è stato abile a precisare che è un colpo contro il terrorismo e non contro l'Islam. Questo ha un significato importantissimo, che va oltre il valore diplomatico della dichiarazione. “Giustizia è stata fatta” è stato uno dei commenti più ripetuti. E' certamente discutibile il fatto che Bin Laden non sia stato processato da alcun tribunale internazionale. Ma diamo per buono che non vi fosse altro modo per neutralizzarlo e tralasciamo anche la questione se la morte debba o meno essere considerata un atto di giustizia. C'è una differenza fondamentale nel parlare di lotta all'islam e di lotta al terrorismo, proprio quella che passa tra la morale e la politica Da un lato, si tratta di un atteggiamento che demonizza una cultura e un'insieme di popoli come il “male” assoluto, per il solo fatto di “essere islam”, spostandosi quindi su un terreno morale che va oltre la politica, e, dall'altro, un'atteggiamento che invece si rifà al piano del diritto, delle regole e della possibilità di rivendicare dei principi necessari alla convivenza tra gli uomini. Principi e regole che nel momento in cui danno vita ad un giudizio fanno riferimento a “come” si è, come si vive come si affronta il rapporto con gli altri, e non a “chi” si è.
Il discorso sulle ragioni geopolitiche e sociali del terrorismo, che ne spiega le ragioni, si pone su un altro piano ancora, altrettanto importante, ma che non è da considerare in questa sede. Quello che è fondamentale, anche tra gli americani che adesso festeggiano, è che passi questo concetto; non è un popolo contro un altro o una cultura contro un'altra a vincere, sempre che di vittoria si tratti, ma è la regola, il principio di convivenza pacifica tra gli uomini, un elemento che deve far riflettere già un minuto dopo i festeggiamenti.
Da parte del nostro Premier, come al solito, abbiamo la peggiore battuta su un evento di dimensioni internazionali, ma che è indicativo di come la politica dell'epoca berlusconiana si sia ormai fusa con la sfera della morale, una strategia mediatica funzionale a trasmettere un'immagine ormai quasi favolistica del personaggio. Contro il comunismo, contro il terrorismo e contro il “male”; importante che il nemico “cattivo” sia sempre pronto e non lasci mai la “scena” scoperta.

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