martedì 1 novembre 2011

Voglio allearmi con il partito che non c'è


Antonio Di Pietro dichiara che a determinate condizioni sarebbe disposto ad appoggiare Bersani alle primarie. E tutti sono già a ricamare fiumi di parole su presunte svolte e giravolte. La verità è molto, molto più semplice, elementare direi. Si tratta di uno dei pochi personaggi politici che ancora può girare in mezzo alla gente, una persona alla quale viene ancora la pelle d'oca a vedere lo sfacelo che stiamo vivendo, come uomo, come cittadino e poi come politico; si tratta di una persona che non è disposta a vedere un minuto di più l'Italia dilaniata e che per questo, se potesse servire a placare l'attuale clima da pollaio del centrosinistra, ha valutato anche questa opzione.



Io personalmente non credo che si verificheranno le condizioni che Di Pietro ha in mente per poter percorrere questa strada e che alla fine parteciperà anch'egli come candidato.

Vorrei tuttavia concentrare il dibattito su un'altra questione. Il nuovo centrosinistra dovrà costruire giorno per giorno una propria identità, innovativa e riformista, che metta al centro i diritti delle persone e che possa fare a meno dei vari D'Alema, Violante, Ichino, Teodem & co., così come di parolai come Renzi, che francamente, riprendendo Luigi De Magistris, non mi interessano proprio.



L'elemento chiave, la vera svolta, starà nella nostra capacità di riportare al voto quella marea umana che è ormai appassionata solo al partito dell'indifferenza, il principale alleato dell'autoritarismo e della mala politica. Come giovani dell'Italia dei Valori, ma anche come parte di un movimento giovanile più ampio che sta prendendo corpo nel modo più spontaneo e naturale dalle piazze ai comitati, dobbiamo rompere quello stramaledetto muro del qualunquismo, portare gli illusi e i giovanissimi a votare, fargli capire che la parola politica non è un sinonimo di "soap opera" ma è sinonimo di lavoro, studio, pensione, reddito; se vogliamo è sinonimo di quel cantiere infinito in mano alla mafia, di quell'affitto che non riesci a pagare, di Giuliano Ferrara al posto di Enzo Biagi, dell'aggressione omofoba in giro per la strada, degli scontrini che tanti non ti fanno che tutti insieme fanno magari un ospedale o una scuola nuova, della piccola azienda di papà soffocata da un Ciarlatano che ha liberalizzato solo la truffa e i condoni.



Quella gente che dice "io non voto". Loro sono la risorsa per cambiare l'Italia.

Ai grillini dico solo questo: quel lavoro di rottura e di informazione che avete fatto per tanti anni è stato prezioso. Ma adesso lo state rendendo vano. Non mi riferisco principalmente all'esito elettorale in Piemonte e Molise, le cui responsabilità sono complesse, ma al messaggio politico che state lanciando. C'è chi fa opposizione in questo Paese, non possiamo fare tabula rasa, il qualunquismo è pericoloso.



La rete sta cambiando il mondo, anzi, dirò di più, sta forse realizzando storicamente il concetto stesso di democrazia. Tuttavia, così come ogni invenzione storica che ha riguardato la comunicazione e la condivisione di esperienze, ricordiamoci che parliamo di strumenti. Lutero ha usato la stampa per diffondere idee ancora medioevali; ha dato l'opportunità di comprenderle personalmente senza il filtro del prete e del Papa, ma sempre della colpa e del peccato si parlava. Allo stesso modo, qualcuno oggi da l'illusione della partecipazione attraverso un "mi piace"; si tratta di potentissimi nuovi canali, che mutano anche l'organizzazione del tempo e della vita, ma restano porte che vanno aperte, link che vanno cliccati, pagine che vanno lette criticamente, contenuti che vanno creati e discussi.



La democrazia ha bisogno del confronto vero, umano, condiviso, delle assemblee, delle mediazioni, delle decisioni, dell'elaborazione dei contenuti, delle strutture. La politica deve ridurre enormemente i propri costi e i propri privilegi, scendere dal piedistallo e ritornare nelle strade, su questo siamo d'accordo. La politica è una missione, siamo d'accordo anche qui, ma, proprio per questo motivo, il politico non è l'ultimo dipendente pubblico arrivato, non è una figura che nasce dall'oggi al domani; merita rispetto tanto il cittadino con l'elmetto, quanto il giovane che si impegna per il cambiamento all'interno dei movimenti e dei partiti, quanto l'esperienza di chi è già all'interno delle istituzioni, ma non è uguale agli altri.



Detto questo, tornando alla nostra Italia, il vero obiettivo dev'essere la costruzione di un'alternativa che possa fare a meno in tutte le sedi di quel guazzabuglio che si sta addensando intorno al terzo polo, che rischia di essere l'ago della bilancia e di impedire come già è successo un cambiamento vero.



Per realizzare tutto questo preferisco allearmi con il partito che non c'è. La politica fatta col pallottoliere non paga. Napoli e Milano, quando nessuno ci credeva, lo hanno dimostrato.



Rosario Coco

Resp. Naz. Scuola Università e Cultura Giovani IDV

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