mercoledì 2 marzo 2011

Uno strano appello per il 12 marzo


In questo video su Repubblica, ragazzi pakistani giocano al Kamikaze.
Nel video c'è scritto che queste immagini possono urtare la sensibilità degli utenti.

Io direi, perchè mai?

Le colpe dei bambini sono sempre le ultime. I piccoli pakistani, in fondo, imitano degli eroi che hanno dato la vita per sfamare la famiglia e per andare in paradiso. Al Qaeda pesca in un oceano di fame e povertà.
Nel mentre, il nostro Premier, senza che ci sia il tondino rosso sullo schermo e con i bambini davanti alla TV magari tristi per qualche batosta a Scuola di quelle che ci vogliono, dice tranquillamente che
la scuola NON educa e quindi NON serve, che una precaria deve sposarsi con Piersilvio e che per andare a cena ad Arcore e magari catapultarsi in qualche poltrona basta praticamente essere belle e disponibili.

Anche quelle immagini urtano la mia sensibilità.

In tanti video sulla rete, intanto, i nostri bambini per "bene" giocano a imitare tronisti e veline, o magari a picchiare in branco un disabile. Tranne i casi di particolare vena artistica, la maggior parte di loro al successo facile, pensa che in fondo studiare in ogni caso non serva, ma, ancora peggio, pensa che non serva neanche troppo saper ballare o cantare, ma magari fare qualche altra cosa o che filmare una violenza gratuita renda più forti. Sono idee a volte latenti e inconsce, ma ormai radicate.

La vera differenza è che i bambini pakistani sanno di poter contare solo sulle proprie forze per sopravvivere e su quelle dei propri cari, mentre ai nostri stiamo inculcando un modello in cui pensare solo a se stessi, apparire, sopraffare e vendersi è la sola e unica cosa che conta, al di là di quello che si vale, che si sa fare, che si è. Un modello preconfezionato di "vita", all inclusive, persino di come vivere i rapporti umani, se pensiamo ai reality, ma anche allo stile di certi TG e di vari programmi.

Quei bambini sono poveri, hanno fame, ma la vita la scopriranno da sè toccandola con mano. Non si tratta per nulla di moralismo, ogni stile di vita è lecito, anche il più "allegro", ma nel rispetto degli altri, delle regole e purchè venga fuori dal mondo reale e dalla propria coscienza, non dallo schermo, e senza l'aiuto di Maria De Filipppi, del Grande Fratelllo o di Studio Aperto (ma ormai potremmo aggiungere nella lista anche i discorsi di B.)

Se quello di Al Quaeda è terrorismo materiale, quello della fame, il nostro è terrorismo delle menti, quello che toglie la libertà di essere.
Ci sono due antidoti a tutto questo:

emancipazione e conoscenza.

Difendiamole, ancora una volta, il 12 marzo.

Rosario Coco

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