domenica 10 marzo 2013

ANCORA IDV? SOLO SE CAMBIA TUTTO - Audio e risposta di Antonio Di Pietro



In questi giorni, insieme a tanti, ho scritto e parlato molto di regole per il nuovo congresso. Molti però mi hanno risposto che il problema, ora, è la ragione stessa per cui uscire di casa e dedicare il proprio tempo ad IDV. Siamo in molti ad essere animati dalla voglia di evitare gli errori del passato, pacchetti di tessere e truppe cammellate, e di realizzare un'assemblea vera dove si parli di politica e contenuti. Le domande che, tuttavia,  si celano adesso dietro ogni discorso sono queste: cos'è ora IDV?  a chi si rivolge, chi rappresenta,  serve ancora al Paese?
Bene, ecco come la penso. 

L'IDV è un potenziale. E' qualcosa che ha nei propri militanti, nelle proprie battaglie e nella propria storia la possibilità di rinascere. Siamo più piccoli di prima, siamo in difficoltà, vediamo porte sbarrate ovunque. Ma una strada c'è. 
C'è perché esiste un popolo, un'area, che a queste elezioni ha votato quasi esclusivamente Grillo, che è infinitamente più avanti rispetto al dibattito politico italiano ed è comunque poco soddisfatta della proposta a 5stelle, votata possibilmente per la sua forza destabilizzante. 

Sono persone che hanno condiviso esperienze come i girotondi, i movimenti antimafia, i movimenti per l'istruzione pubblica, le battaglie referendarie del 2011. Sono persone che, ancora di più, condividono l'idea di una politica che superi le ideologie cadute nel 1989, ma sappia  interpretare il ruolo di una vera sinistra post-ideologica, moderna, competente e pragmatica, che manca in questo Paese da tempi immemori. 
Bisogna riprendere quelle tradizioni di pensiero che più rappresentano il nostro "fare" politico, il socialismo liberale di Carlo Rosselli, l'azionismo di Pietro Nenni, le mani pulite di Sandro Pertini e Antonio Di Pietro. 

Subito dopo, bisogno realizzare un partito in grado di rispondere al mutamento genetico che la politica stessa sta vivendo, un partito che sappia sperimentare nuove forme di coinvolgimento che valorizzino la rete quanto il territorio, senza confondere la comunicazione con la democrazia e la trasparenza con la collegialità, perché anche movimenti che fanno della rete la propria bandiera sono trasparenti nel loro essere quanto mai monocratici e  autoritari. 
Nel metodo, ci sono gli esempi del partito pirata (una forza politica con percentuali a due cifre in europa) e di numerose associazioni che stanno iniziando ad utilizzare i sistemi di voto e assemblea virtuale, che nulla hanno a che vedere con M5S. Chiaramente, non bisogna  copiare, bisogna sperimentare, mantenendo il faro della chiarezza di regole e procedure. 

Infine bisogna rivolgersi ad uno scenario radicalmente mutato negli ultimi 20 anni. Siamo di fronte alla nascita di problemi prima inesistenti e ad un rapidità degli eventi che aumenta in maniera esponenziale, fuori da ogni previsione. Nel 2006, Di Pietro era il primo politico italiano con un video su You Tube. Dirlo oggi sembra discutere dell'età della pietra. Basti pensare, inoltre,  ai temi della bioetica e della biopolitica, la possibilità di intervenire sulla nascita e sulla morte, la possibilità di modificare gli organismi viventi (Ogm) e di brevettare la natura. Basti pensare al termine "spread" entrato nelle nostre vite meno di 2 anni fa, e alla crisi  dell'eurozona, ammessa ormai da tutti, una crisi che deve farci riflettere sul fatto che essere europeisti non vuol dire avere il totem dell'euro, bensì quello dell'autodeterminazione dei popoli. Solo per dirne alcune. Ci sono nuove tradizioni di pensiero che superano e aggiornano il contrattualismo di Rawls e quella teoria liberale dell'individuo che è alla base della dichiarazione dei diritti umani nel 1948.  Questo perché i diritti umani, ora,  vanno  difesi e conquistati in un altro tempo. Penso prima di tutto, alla  teoria delle capacità di Martha Nussbaum e la scuola del pragmatismo americano.

Abbiamo bisogno di un IDV giovane, dinamica, che diventi il partito dell'innovazione e della ricostruzione di un Paese fondato sulla piena occupazione, 
contro chi vuole svendere le nostre risorse e i nostri assets strategici ai grandi gruppi finanziari internazionali. 
Un partito che sappia parlare alle piccole e medie imprese, che sappia disegnare una politica industriale di ampio respiro, che sappia tutelare il lavoro così come creare lavoro. 

Un partito che prima di parlare di alleanze parli di contenuti, che è orgoglioso delle proprie scelte ed è consapevole dei propri errori interni. 
Tutto questo può nascere, perché nelle semplici e sempre dirette parole di Antonio Di Pietro, così come nell'immaginario dei militanti, c'è sempre stata l'idea di andare dell'andare  oltre il presente e del costruire. 
Io ritengo che per realizzare tutto questo, il prossimo congresso dovrà essere in grado di eleggere un nuovo presidente e una direzione completamente rinnovata, così come lo stesso presidente aveva annunciato più volte nei mesi scorsi. Le priorità interne saranno la riforma democratica dello statuto e la condivisione delle scelte con la base. Di Pietro è e rimane l'uomo simbolo dell'Italia dei Valori. Tuttavia, potrà continuare ad essere una risorsa per IDV solo se ci sarà una direzione nuova e pronta a rilanciare. 

2 commenti:

  1. Da un'atea ad un agnostico: il tuo caro "generalissimo" Di Pietro non cambiera' troppo. L'alleanza con il PD e' segno di ostinazione contro un cambiamento radicale dell'IDV. Di Pietro come fondatore non lascera' mai le redini del SUO partito e per la maggior parte ne avete tutti paura.

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    1. La mia stima per Di Pietro è direttamente proporzionale alla paura che non mi suscita e non mi susciterà mai quell'uomo :D

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