venerdì 23 novembre 2012

ECCO COSA PENSO DI IDV, ORA.













Sono del parere che se credi in qualcosa e lo senti tuo, ti batti fino in fondo per cambiarlo. Ci entri dentro.  

Ero uno studente di filosofia, senza nessun amico o parente in politica, che mandava mail di 5 pagine ai deputati IDV e non solo su come dovessero funzionare la Scuola e l'Università. Qualche idea, poca esperienza, pragmaticità zero. Di quelle mail da cestinare. Poi una volta ho chiesto di collaborare. Da lì ho iniziato tramite i contatti locali, a Pisa, ho imparato e studiato con umiltà e adesso dopo quattro anni di fatica e passione, ho contribuito ad approfondire e scrivere le pagine del programma IDV sull'Università. Ammetto che a volte è stato davvero difficile. Ma credo che in nessun altro partito avrei fatto quello che sono riuscito a fare qui. Qualcosa che mi sembrava fantascientifico, tanto quanto oggi sembra fantascientifico per alcuni cambiare il partito. 

E non ho fatto il cagnolino buono come pensa qualcuno. Ero il primo che sin dal congresso giovani del 2010 voleva una grande assemblea dei giovani, proprio per fare un pò di sano "casino", quel casino che a volte fa paura ai partiti. Ma chi aveva il compito di decidere temeva gli "sfogatoi". La sfida che lancio a tutti è quella di prendere sul serio, alla lettera, Antonio Di Pietro, quando dice "i giovani ci dicano cosa fare".  Io ho fatto così. Il problema sono i tempi, la dura realtà. 

Io voglio cambiare il partito ma adesso credo che dobbiamo chiudere il cerchio di 5 anni di lavoro. Non ha importanza il passo indietro o di lato di Antonio Di Pietro, nè se IDV vada nel centrosinistra oppure lanci una realtà nuova più ampia. Gli errori  interni non vanno confusi con la tesi di un fallimento politico nelle scelte e nei contenuti. L'obiettivo immediato deve essere valorizzare la militanze sui territori,  valorizzare i nostri contenuti  parlando del mondo reale e, sopratutto, vigilare tutti sulla selezione della classe dirigente, attraverso il metodo delle candidature online e non solo.

Il partito io voglio cambiarlo davvero, perchè era già arrivato il momento, prima degli scandali, di dar vita ad un percorso naturale di apertura e collegialità. 
Ma non voglio dare in pasto ai nostri detrattori l'immagine del fallimento del fallimento di un intero partito e della sua linea politica,  barattandola con un finto cambiamento prima delle elezioni.  Cambiare veramente, rinnovare davvero, a tutti i livelli si può, a partire dalle persone così come dalla distribuzione delle risorse, da una trasparenza a tutti i livelli e dallo status dei circoli di base. Ma prima io voglio combattere per portare dentro il Parlamento un'esperienza politica che merita e di cui abbiamo bisogno. 

Siamo stati l'unica dura opposizione in parlamento sollevando temi e problemi che vanno nettamente al di là di Berlusconi. Sappiamo dove mettere le mani per opporci a certi gruppi di interesse e questo fa paura. La selezione della classe dirigente e la gestione del partito ci hanno penalizzato enormemente. Ma la nostra politica funziona. Lo dimostrano diversi fatti. Dai referendum dello scorso anno, alle ultime battaglie sulla Scuola. Abbiamo sollevato l'assurdità della legge Aprea in parlamento e adesso un intero movimento sociale si sta battendo per  bloccarla. 

Siamo gli unici che riusciamo a parlare di merito senza retorica, di tutela della concorrenza senza liberismo, di riforma della PA senza tagli lineari, di reddito minimo garantito nel quadro di una grande riforma del lavoro. La nostra prassi politica è per natura oltre le vecchie ideologie e ha nelle sue corde la potenzialità di crescere e interpretare nuove correnti del pensiero politico contemporaneo, come la teoria delle capacità, la biopolitica e il pragmatismo americano, così come di recuperare gli esempi storici che ci sono più vicini per DNA, come Carlo Rosselli, l'azionismo di Pietro Nenni e le mani pulite di Sandro Pertini. 

Io voglio esserci. In quello che IDV sarà per le elezioni e in quello che sarà dopo. Voglio essere in un progetto politico che cercherà di interpretare un elettorato, un popolo che esiste, che non è legato a Berlusconi ed è altro anche rispetto al centrosinistra di oggi, che si riconosce nella legalità, nei diritti, nella politica innovativa e competente, nella protesta che propone. Donne e uomini che quando sentono "tanto in Italia è così" si indignano ancora.









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