giovedì 29 novembre 2012

Davide: l'omofobia che uccide senza colpevoli. Anche chi non è gay

La vicenda di Davide è particolare. In questi giorni si è levato un coro senza precedenti dalle piazze ai social network  contro quello che è passato subito come un caso di suicidio per omofobia. Da questo punto di vista, la reazione di studenti e società civile, specie nella manifestazione di sabato, è stata straordinaria, con migliaia di ragazzi che hanno ricordato il “ragazzo con i pantaloni rosa” vestendosi dello stesso colore e cambiando in massa la propria immagine del profilo sui social network. Non si ricorda un corteo per la Scuola così sensibile a queste tematiche. Nessuno però si è preoccupato del dramma dei compagni di classe, con i quali Gaynet ha avuto modo di parlare in questi giorni. Le loro testimonianza possono aiutarci a portare la questione su un piano diverso, spesso inesplorato.

“Davide non era gay ed era ben voluto dalla classe”, dicono. Qualcuno però, anche fuori dalle mura dell’aula, lo insultava con apellativi quali “frocio” e “checca”.  Anche se questi appellativi gli fossero stati rivolti dagli amici più stretti, è chiaro che i ragazzi scherzavano con lui in maniera  ”affettuosa”.Lo volevano bene, questo è evidente. Di vero c’è che Davide vestiva in maniera “strana”, al di fuori dei luoghi comuni, con smalto e vestiti  sgargianti. Ma di chi è la colpa? di chi a 15 anni ha detto anche una sola volta “frocio” al compagno effeminato? o di un Paese in cui l’educazione sessuale e la cultura del pluralismo sono un tabù istituzionale? di un Paese dove non si riesce ad approvare una legge contro l’omofobia? di un Paese dove girano tranquillamente gruppi neofascisti?  La verità è che questo Paese non fornisce gli strumenti per comprendere ciò che comunemente viene chiamato “diversità” e che in realtà va chiamato libertà e pluralità dell’essere umano.



Tutti siamo stati instradati verso una cultura machista e omofoba nelle fondamenta, un background che avrebbe impedito a molti di noi di comprendere lo stato di sofferenza di Davide.  “Ma allora Davide non era gay?”  ”E che importa” risponderei. Era semplicemente fragile. I diritti avanzano in tutto il mondo, da Obama a Hollande. L’ostinatezza della cultura clericale italiana, arroccandosi su posizioni medioevali, ha portato lo scontro ad un  livello di tensione tale che gli insulti omofobi sono stati sdoganati nel linguaggio più comune portandosi dietro tutta la loro carica di negatività.

E’ per questo che l’omofobia può uccidere anche chi non è gay. Può uccidere anche servendosi della semplice goliardia e dello scherzo innocente che ci può essere in una classe di 15enni. Non sappiamo se ci fosse un qualche bullo che perseguitasse Davide, ma non era certamente tra i suoi compagni di classe che quel giorno erano in lacrime. Questa storia insegna a lasciar perdere le etichette e guardare alla vicende umane, alle persone.

Davide non era gay, era semplicemente nel pieno della sua fragilità e – sacrosanta – ambiguità adolescenziale. Ad ucciderlo è stata  una società che rifiuta ancora la pluralità di espressioni della natura umana, una natura che rifiuta anche le rigide etichette LGBTIQ, forse un pò da addetti ai lavori,  e si esprime in mille sfumature di orientamento sessuale e identità di genere.  


Pubblicato su www.gaynet.it
http://gaynet.it/davide-lomofobia-che-uccide-senza-colpevoli-anche-chi-non-e-gay/  .

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