giovedì 18 aprile 2013

IDV COSI' NON VA, NOME DI RODOTA' FATTO ALL'ULTIMO, MANCA UNA LINEA POLITICA.




Così non va. Persi in uno sterile dibattito interno, il nome di Rodotà lo abbiamo fatto all'ultimo, tra ieri sera e oggi, quasi per non dare fastidio, senza inserirci minimamente nel dibattito di un PD e di un centrosinistra letteralmente stravolti dopo le elezioni. 

Allo stesso modo in cui abbiamo scelto di sostenere Marino solo dopo le primarie di Roma. La colpa, tuttavia, non è tanto di Di Pietro, quanto di una classe dirigente ormai insufficiente, che ha fatto il suo tempo. Il fatto è che dopo la sconfitta elettorale c'è stato un isterico ritorno alle origini, con il mantra del "torniamo alla foto di Vasto" che non aveva minimamente senso, perché non teneva conto dello stravolgimento complessivo del quadro politico nazionale. Dire che in centinaia di comuni ed enti governi la "foto" è un modo per nascondere la testa sotto la sabbia, significa confondere due piani di discussione diversi. 

Perché il cambiamento prima o poi arriva anche sui territori, lo abbiamo visto in diverse occasioni. La cosa corretta era affermare "ricostruiamo un fronte progressista",  perché Bersani stesso è stato costretto a cambiare lo schema delle priorità (gli 8 punti) e ad ammettere la "mezza sconfitta". Comunque vada a finire per il Quirinale, dopo la figuraccia colossale del PD e di Marini, non si potrà più dire "stiamo con il centrosinistra, perché di fatto non esiste più. Si può stare con la Serracchiani in Friuli (che sostiene Rodotà) si può stare con Marino a Roma, per fare degli esempi. Bisogna schierarsi, in ogni caso. 

Ma non si può più parlare di foto di Vasto, perché il PD, il primo partito di quell'ipotesi di coalizione, oggi si è suicidato, oltre ad essere già il PRIMO sconfitto delle politiche del 2013. L'IDV sta invece rinunciando ad esprimersi e a recitare un ruolo in questo vorticoso cambiamento della politica e del centrosinistra, scegliendo uno sdraiamento incondizionato verso il PD che alla lunga penalizzerà sopratutto  la politica sul territorio.

Perché non abbiamo sostenuto Ignazio Marino già alle primarie di Roma? c'erano dubbi su chi rappresentasse di più la nostra linea, tra Gentiloni, l'ex ministro delle telecomunicazioni che ha indugiato due anni sul conflitto di interesse e David Sassoli, più cattolico che laico?
Non basta più ormai dire centrosinistra. Bisogna capire chi vogliamo rappresentare ed esprimersi nel merito, con chiarezza e determinazione. Chi sta dentro o chi sta fuori, chi sta con la struttura marcia del Paese o chi la vuole cambiare. 

Bisogna infine capire che il mondo intorno a noi cambia e che quelle certezze che avevamo fino a un giorno fa stanno irrimediabilmente crollando o mutando. 
Serve insomma una riflessione politica e il dibattito interno ad IDV in questi ultimi mesi si è contorto in autoreferenzialismo insostenibile, che non può essere giustificato con il congresso. 
Vogliamo essere un piccolo partito del futuro fronte progressista, che tratta a qualunque condizione, o una realtà che ricomincia dal rapporto con la gente e con il Paese e sa imporsi all'interno di una coalizione? 

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