domenica 21 aprile 2013

IDV E IL CENTROSINISTRA CHE NON ESISTE PIU': ENTRIAMO NEL DIBATTITO.


















La rielezione di Napolitano ha segnato uno spartiacque, facendo venire a galla tutte le contraddizioni del PD e del centrosinistra e offrendo uno spettacolo indecente oltre l'immaginazione. Non c'è più la millantata emergenza nazionale del 2011, con la quale si evitò il voto e si giustificò il governissimo, facendo resuscitare la destra.
Adesso è tutto palese, alla luce del sole. C'è chi vuole governare salvando Berlusconi e perpetrando le politiche di austerità del governo Monti e c'è chi vuole costruire un'alternativa seria, che oggi più che mai necessita di un confronto e di un approfondimento che manca da anni, forse decenni. 

I partiti sono in crisi, questo è evidente. I metodi e i contenuti della politica cambiano a vista d'occhio c'è da rifare tutto, partiti e coalizioni, e persino il metodo della "rete" di Grillo risulta "vecchio" e anti-democratico, se confrontato con le esperienze di democrazia liquida che abbiamo in Europa. 

Adesso è necessario iniziare a porsi domande nuove. La foto di Vasto è un modello da archeologia politica, anche se fino ad ora è stata un riferimento su alcuni territori, per questioni legate alle scadenze elettorali e alle peculiarità della politica locale. Tuttavia, il altri casi, la crisi del centrosinistra è partita proprio da esperienze locali come Napoli, Paleremo o Parma nel caso dei grillini. 

Bisogna ricomporre i pezzi, insomma. La prima cosa è capire chi vogliamo rappresentare, non solo chi ha gridato Rodotà nelle piazze, ma anche chi è completamente disilluso dai partiti ed è oggi a rischio di concreta povertà ed emarginazione sociale. 

Per fare questo bisogna subito entrare nel dibattito del centrosinistra e del PD in particolare, che si sta ormai articolando in più aree e posizioni, a partire dal voto sul presidente della Repubblica e sulla base della volontà di superare gli atavici accordi sottobanco con il centrodestra.

Il centrosinistra di cui abbiamo parlato fino alle elezioni non esiste più. Dire oramai con quale area progressista si vuole dialogare, per chi e per cosa, diventa oggi una questione di chiarezza elementare. Inoltre, cosa fondamentale, non possiamo limitarci a rifare le liste di nomi accostando un nome uno dopo l'altro e sommandone biografie e tasso di credibilità: Barca, Vendola etc. Vanno bene tutti e nessuno, se non si rifonda davvero un'idea diversa e condivisa che sappia guardare in faccia la crisi e sappia davvero immergersi in un bagno di umiltà, scrostandosi da tutti quei luoghi comuni che ci hanno portato al disastro economico. 

Sedersi a tavolino con gli esperti, anche quelli emarginati che da tempo predicevano la crisi dell'eurozona ad esempio, studiare, rielaborare e sintetizzare soluzioni politiche nuove dalle varie analisi economiche. Infine, la cosa più difficile: far capire alla gente imbestialita che il lavoro del politico è proprio questo.

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