venerdì 4 gennaio 2013

Napolitano insufficiente su comunità LGBT, 2013 in salita per i diritti civili






Per il mondo LGBT si apre un anno pieno di sfide, avvincente, ma tuttavia non facile. La crisi economica morde il Paese sotto ogni aspetto e se la situazione finanziaria sembra forse essere meno drammatica rispetto ad un anno fa, l’economia reale e le fasce sociali più deboli sono in una situazione di crisi gravissima. In questo quadro, la questione diritti civili sembra passare purtroppo in secondo piano e il tema sembra anche rimasto al di fuori, fin’ora, dei primi strali di campagna elettorale che si stanno lanciando i diversi candidati premier per le prossime elezioni di febbraio. L’assenza di diritti per la comunità LGBT, in realtà, aggrava la situazione di chi è già in difficoltà economica e nega a prescindere la possibilità di progettare serenamente la propria vita a milioni di persone.

Non è più ammissibile pensare che non si tratti di una priorità. Il riconoscimento di pari dignità giuridica e sociale alle persone gay, lesbiche, bisessuali e transessuali, si traduce immediatamente nella possibilità di combattere seriamente pesantissime discriminazioni sul lavoro e nella vita sociale, violenze di ogni tipo e l’impossibilità di condividere risorse e beni con un compagno. Per tutto questo, purtroppo, non c’è stato spazio nelle parole del Presidente Napolitano, che nel discorso di fine anno ha citato i “diritti civili”, spendendo moniti doverosi sul tema angosciante del femminicidio, ma rinunciando tuttavia a proferir parola sulla comunità LGBT come su altre tematiche riguardanti la bioetica e i diritti delle donne. Sarebbero bastati pochi secondi, molto importanti vista la sede, per aprire gli occhi a molte cittadine e cittadini.
Il rispetto per l’istituzione che Napolitano rappresenta, quindi, non può certamente impedire una critica radicale: proprio in virtù della sua imparzialità, Napolitano doveva essere il primo a dire che seguire la strada tracciata dall’Europa non significa solo far quadrare i conti, ma anche attuare una politica europea che riduca l’enorme “spread” dei diritti. Nella sua scelta, Napolitano si è di fatto schierato con un fronte culturale conservatore, qualcosa di molto triste ed istituzionalmente poco corretto, visto che è stato dimenticato un tema così importante dal presidente di tutti gli italiani, alla faccia dell’enorme numero di aggressioni e purtroppo anche dei vari suicidi che hanno caratterizzato il Paese nel 2012.
La strada è in salita dunque e c’è da lottare. Le prossime elezioni del 24-25 febbraio sono quanto di più incerto si possa attendere e ci aspetta un mutamento dello scenario politico simile a quello che seguì tangentopoli nel 1992-1993. Forse per questo, l’unico criterio valido per la comunità LGBT nello scegliere i propri rappresentanti potrà essere quello di adottare un approccio molto critico verso tutte le formazioni in campo e verso il cosiddetto voto utile, che in passato ha portato magri risultati, e valutare criticamente, senza cadere nell’astensionismo, le posizioni e le personalità singolarmente coinvolte nei vari schieramenti. L’unica certezza è che il mondo delle associazioni ha ancora un grandissimo da fare.

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