giovedì 31 gennaio 2013

HANNO UCCISO Il NUOVO EINSTEIN


Qualcuno propone di investire su 10 sole università di presunta eccellenza. E se il nuovo Einstein fosse in una delle altre 51 università? Chi può saperlo prima, a priori, per disporre l'elenco della virtù? O magari sarà uno dei 57.000 ragazzi che, quest'anno, probabilmente interromperanno gli studi perchè non riceveranno la borsa di studio per mancanza di fondi, nonostante ne abbiano diritto? parliamo del 66,8% degli studenti aventi diritto su scala nazionale,  più di 6000 solo nel Lazio. E’ un fatto, inoltre, che se il nuovo Einstein fosse, tra quei 50mila giovani che negli ultimi 10 anni non si sono iscritti all’università - secondo i dati diffusi dal Consiglio Universitario Nazionale - farebbe una gran fatica o non riuscirebbe mai ad emergere.   Ci stanno ubriacando con la storia del "premiare l'eccellenza contro il buonismo di sinistra". Ma l'eccellenza di chi? di cosa? delle persone o del marchio di fabbrica dei presunti Atenei virtuosi? di chi fa entrare banche e aziende dentro le Università per rilevarne gli immobili a prezzi stracciati e fare cassa? di chi ha di chi asserve la ricerca applicata e di base alle tecnologie attuali, bloccando l'innovazione? dell'eccellenza di chi si trova nelle riviste internazionali scelte dai bocconiani, che nei ranking internazionali non ci sono? Siamo al ridicolo. 

La valutazione si fa sui servizi, sulla didattica, sulla professionalità nei luoghi di lavoro e sul parere delle comunità scientifiche locali e internazionali. E, sopratutto, si fa investendo risorse in proporzione al budget assegnato tramite la valutazione stessa, con l'obiettivo di risanare le strutture in difficoltà, non di tagliare. Attualmente, tra i costi della sciagurata Anvur, 300 milioni l'anno, e le risorse erogate al sistema universitario (6,5 miliardi nel 2013, quasi due miliardi in meno rispetto al 2009), c'è una sproporzione macroscopica, che non esiste in nessun altro Paese. Non serve sopprimere o fondere Atenei ma ripartire, come primissima necessità, dal riadeguamento del FFO (fondo di finanziamento ordinario) alla media OCSE, in cui siamo vergognosamente ultimi, e da una riforma della gestione dei poteri accademici all'insegna della collegialità, del ruolo unico docente e della trasparenza, mettendo da parte errori gli errori bipartisan del passato. Dopodichè, anche se la strada è lunghissima, si può parlare di percorsi di federazione e collaborazione tra Atenei, che è tutt'altra cosa rispetto alla fusione.

Insomma, si tratta di capire se l'Università deve servire solo a formare dei tecnici con lo stampino (che non saranno neanche dei buoni tecnici), oppure se deve tornare al servizio dello sviluppo del Paese e ad essere una garanzia di pari opportunità per i cittadini "capaci, meritevoli ma privi di mezzi" (art. 34 della Costituzione). 

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