(7 ottobre 2012) Oggi Vendola ha colto un'elemento centrale. Renzi è vecchio, da rottamare egli stesso,vicino ad una cultura liberista che ha provocato la crisi. E'
necessario, tuttavia, superare tutte le ideologie, dire no al liberismo
così come affermare che in Italia non esiste libera concorrenza
nell'economia reale. Al di là dell'appoggio a questo o quel
candidato, una scelta difficile mancando programma e
coalizione, è necessario un vero e proprio salto culturale nell'ambito del progressismo italiano e credo che i giovani IDV abbiano le carte in regola per compierlo insieme ad altri compagni di viaggio.
Per cultura liberista si intende una cultura che pone la libertà
economica in cima ad ogni valore nell'economia reale e nell'economia
finanziaria, una libertà che tende a a prescindere dalle regole
necessarie per la giustizia sociale, la salvaguardia dell'ambiente e i
diritti delle generazioni future.
Come modello economico in sè, il lberismo è pressochè inesistente nella realtà,specialmente in Italia, vista la mancanza di concorrenza e il clientelismo corporativo che domina il nostro tessuto produttivo. E' un modello, tuttavia, che rappresenta concretamente una direzione politica, verso
la quale sono ispirate scelte di politica internazionale e nazionale,
dalla Troika all'Unione Europea, sino al governo Monti. Non c'è bisogno di essere anticapitalsisti per
dire che si tratta di un modello che, nella sostanza, sta garantendo
una struttura oligarchica dell'economia e del potere a tutti i livelli,
che in fin dei conti contrasta coi i principi di libertà al quale esso
stesso è ispirato. Una contraddizione, questa, che costituisce il vero
problema di tutte le ideologie con cui ci confrontiamo.
Si pensa troppo alla ricapitalizzazione delle banche, alle politiche di
austerity e di conseguenza a tagli lineari su servizi e welfare, e
troppo poco alle regole necessarie, come ad esempio la tobin
tax, l'accesso al credito, la separazione degli istituti bancari da
quelli di investimento, l'indipendenza delle agenzie di rating. Anche
la scelta di evitare la patrimoniale risponde ad un rifiuto ideologico
di intervenire sulla ricchezza a fini di redistribuzione.
Vendola è vicino a idee socialdemocratiche e coglie i limiti di questa ideologia oggi dominante a tutti i livelli. E' necessario, tuttavia, superare tutte le ideologie,
non solo quelle oggi preponderanti ma anche quelle del passato, andando
oltre e aggiornando i contenuti ormai inadatti di termini come
socialismo, socialdemocrazia, liberalismo. La domanda di
cambiamento che risuona oggi a livello globale e che in Italia vede la
fiducia dei partiti al 4%, ci impone di affrontare il merito delle
questioni e guardare a fenomeni e problemi mai visti prima
Bisogna tornare ai valori che hanno ispirato le singole tradizioni di pensiero politico. Bisognerà dunque dire no a liberismo come ideologia, ma anche affermare che in Italia non esiste il libero mercato nell'economia reale,
perchè la corruzione, l'assenza di regole e il corporativismo soffocano
la concorrenza. Bisognerà parlare tanto di patrimoniale tanto di
riforma della pubblica amministrazione. Tanto di diritti sociali quanto
di diritti civili, affrontando sino in fondo la questione laicità nel
Paese. Tanto di libera iniziativa quanto di programmazione della
politica industriale. La bussola da seguire dovrà essere una politicarealmente negli interessi di tutti i cittadini, che lotti contro le disuguaglianze e le sofferenze delle persone e che garantisca altresì la libertà individuale.
Non è un percorso facile, perchè impone un'accelerazione culturale davvero
notevole, visto che in Italia la cultura politica è ferma da decenni e
l'indifferenza dilagante la sta portando forse addirittura indietro. Un
elemento però è chiaro.
Il cambiamento arriva solo guardando avanti, non voltandosi indietro cercando i treni che si sono persi. Credo e sono convinto che i giovani IDV abbiano
davvero le carte in regola per avviare insieme a tanti altri compagni
di viaggio questa trasformazione della cultura progressista in Italia.
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